È una poesia molto condivisibile, questa (per chi non è più un ragazzino, ovviamente).
Ma a pensarci bene (e senza falsi ottimismi) c’è sempre tempo (finché c’è tempo): “un’altra volta” potrebbe cominciare già adesso.
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Un’altra volta saprei
Troppo poco ho goduto delle piogge di primavera e dei tramonti.
Troppo poco ho assaporato la bellezza delle vecchie canzoni e le passeggiate sotto il chiaro di luna.
Troppo poco mi sono inebriato del vino dell’amicizia
benché al mondo ci fosse sì e no un paese dove non avessi almeno un paio di amici.Troppo poco tempo ho riservato per l’amore
a disposizione del quale stava tutto il mio tempo.Un’altra volta saprei godere incomparabilmente più nella vita.
Un’altra volta saprei.
1987Izet Sarajlić, da Chi ha fatto il turno di notte, prefazione di Erri de Luca, traduzione di Silvio Ferrari, Einaudi, 1998
°ascoltando Bob Dylan – Subterranean Homesick Blues https://www.youtube.com/watch?v=MGxjIBEZvx0