A proposito di poesia...

 

 


Che cos'è la poesia? A cosa serve la poesia? Qual è il criterio per affermare che un testo è poesia? Che cosa cerchiamo in una poesia? Esistono soggetti poetici e soggetti non poetici, o tutto, potenzialmente, può rientrare in una poesia? Qual è il criterio per definire bella/buona una poesia? Perché quando un/una poeta (ma poi, chi è "un poeta"?) muore, spesso comincia ad essere celebrat*, mentre prima era pressoché inesistente? Ma soprattutto, veramente, ancora una volta: che-cos'è-la-poesia

Non esistono (e non sono mai esistite) risposte certe, univoche o matematiche... vediamo che cosa dicono loro:

Cos’è una poesia

 

una poesia segue le premesse della guerriglia urbana. Non rivela mai identità e indirizzi. Stabilisce che i punti di incontro non vengano messi per iscritto, solo memorizzati. Elimina dai suoi archivi nomi legali o illegali e ogni sorta di informazione biografica,  mappe e piani. Non permette a nessuno di conoscere la totalità degli elementi in campo.

José Tolentino  Mendonça, da Estranei alla Terra, traduzione di Teresa Bartolomei, in “Poesia”, n. 20, anno IV, luglio/agosto 2023, Crocetti Editore

*

Coinquilina poesia

In un’anticamera, meno,
in un disimpegno, esiguo
ma con uso di finestrella
solo mia, abita la mia poesia.
Coinquilina poco prevedibile
quando lei decide (più se piove
che se non piove) io corro
a prendere gomma e matita
e il duetto ha inizio (più se cielo grigio
meno se azzurro), una dà il la
l’altra cancella e scrive
in punta di vita, lapsus volevo dire
in punta di matita.

Vivian Lamarque, da Coinquilina poesia, in Madre d’inverno, Mondadori, 2016

 *

In effetti, ogni poesia

In effetti ogni poesia
potrebbe intitolarsi «Attimo».

Basta una frase
al presente,
al passato o perfino al futuro:

basta che qualsiasi cosa
portata dalle parole
stormisca, risplenda,
voli nell’aria, guizzi nell’acqua,
o anche conservi
un’apparente immutabilità,
ma con una mutevole ombra;

basta che si parli
di qualcuno
o di qualcuno accanto a qualcosa,

di Pierino che ha il gatto
o che non ce l’ha più;

o di altri Pierini
di gatti e non gatti
di altri sillabari

sfogliati dal vento;
basta che a portata di sguardo
l’autore metta montagne provvisorie
e valli caduche;

che in tal caso
accenni al cielo
solo in apparenza eterno e stabile;

che appaia sotto la mano che scrive
almeno un’unica cosa
chiamata cosa altrui;

che nero su bianco,
o almeno per supposizione
per una ragione importante o futile,
vengano messi punti interrogativi,
e in risposta –
i due punti:

Wislawa  Szymborska, da La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi Edizioni

*

“C’è una specie di inchiostro nero che abbiamo in circolo, è fatto di tutte le cose da dire che non sono state dette.

Qualche volta trova una strada per uscire, si attorciglia in un foglio, in una nota sul telefono, nel messaggio che stavamo scrivendo; ma più spesso resta aggrappato dentro e stringe un nodo, rimane nascosto in qualche organo vitale. 

La poesia è fisica quanto le lacrime o una risata, è un istinto innato della parola, lo stesso che all’inizio ha dato i nomi alle cose e il ritmo alle preghiere. (…)”

Isabella Leardini, da Domare il drago. Laboratorio di poesia per dare forma alle emozioni nascoste, Mondadori

*

cuocio le mie parole al forno di una cucina
che dà su di una valle chiusa
da un cielo sempre aperto
perché voglio
che scottino
a sbucciarle

Antonella Bukovaz, da Tatuaggi, in Nuovi poeti italiani, a cura di Giovanna Rosadini, Einaudi, 2012

*

la poesia funziona più o meno
così ci sono due persone
una si tira fuori le budella
e le stende ben bene sul ripiano
l’altra ci infila in mezzo la mano

Manuela Dago, da Poesie che non mi stavano da nessuna parte, Sartoria Utopia, 2017

*

 

           Coinquilina poesia

In un’anticamera, meno,
in un disimpegno, esiguo
ma con uso di finestrella
solo mia, abita la mia poesia.
Coinquilina poco prevedibile
quando lei decide (più se piove
che se non piove) io corro
a prendere gomma e matita
e il duetto ha inizio (più se cielo grigio
meno se azzurro), una dà il la
l’altra cancella e scrive
in punta di vita, lapsus volevo dire
in punta di matita.

Vivian Lamarque, da Coinquilina poesia, in Madre d’inverno, Mondadori, 2016

 *

In effetti, ogni poesia

In effetti ogni poesia
potrebbe intitolarsi «Attimo».

Basta una frase
al presente,
al passato o perfino al futuro:

basta che qualsiasi cosa
portata dalle parole
stormisca, risplenda,
voli nell’aria, guizzi nell’acqua,
o anche conservi
un’apparente immutabilità,
ma con una mutevole ombra;

basta che si parli
di qualcuno
o di qualcuno accanto a qualcosa,

di Pierino che ha il gatto
o che non ce l’ha più;

o di altri Pierini
di gatti e non gatti
di altri sillabari

sfogliati dal vento;
basta che a portata di sguardo
l’autore metta montagne provvisorie
e valli caduche;

che in tal caso
accenni al cielo
solo in apparenza eterno e stabile;

che appaia sotto la mano che scrive
almeno un’unica cosa
chiamata cosa altrui;

che nero su bianco,
o almeno per supposizione
per una ragione importante o futile,
vengano messi punti interrogativi,
e in risposta –
i due punti:

Wislawa  Szymborska, da La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi Edizioni

 *

Cambiare il mondo

Invece sì, invece forse sì,
le poesie lo cambieranno un poco
il mondo.
Però tra tanto
tanto di quel tempo
sì me lo sento
che dalle poesie verrà un poco
di cambiamento
ma come un nevicare lento lento lento.

Vivian Lamarque, da Coinquilina poesia, in Madre d’inverno, Mondadori, 2016

*

«Poesia è/ notizie dalla frontiera/ della coscienza» […] «Sia poesia emozione/ ritrovata in emozione» […] «Poesia è lotta continua/ contro silenzio, esilio e inganno», «Il poeta è un barbaro sovversivo/ alle soglie della città/ che sfida costantemente/ il nostro status quo». Ma anche chi non ha dimestichezza con il mondo della poesia non può rimanere indifferente leggendo queste pagine e i consigli che lʼautore dà ai giovani poeti (nella seconda parte del libro): «Resistete molto, obbedite meno» […] «Liberate segretamente ogni essere in gabbia che vedete» […] «Mettete in discussione tutto e tutti… », «Siate poeti, non affaristi. Non soddisfate, non assecondate, specialmente non un possibile pubblico, lettori, redattori o editori» […] «Essere poeti a sedici anni vuol dire avere sedici anni, essere poeti a quaranta vuol dire essere poeti. Siate entrambe le cose».

Lawrnce ferlinghetti, da Cosʼè la poesia  –  Sfide per giovani poeti    (titolo originale What Is Poetry?),  traduzione di Stefania Benini, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2002

*

Cos’è una poesia se non paura,
strombazzata, petalo,
incorporea genealogia?
Cos’è la poesia
se non l’emozione violenta
che produce il punto di partenza
verso il mai visto, l’improbabile
o il tramonto?
Qual è il verso finale,
l’imprecisabile verso finale
che sintetizza l’ansia del ritorno?
Cosa resta della poesia, alla fine,
quando si è pensato tutto,
non si è deciso niente
e solo sopravvivono
domande insicurezze solitudine fallimento dubbi
ossia parole, sogni, niente?

Mempo Giardinelli (Argentina, 1947), da Poesie senza patria, Guanda, 2003, traduzione di  A. Bertoni, R. Bovaia, I. Carmignani

*

 

Annunci classificati

Si ricercano medici e infermiere
Così annunciano i giornali
Si ricercano sarti e modiste
Chi ha bisogno di poeti?

Dove trovare un annuncio che dica:
“Invitiamo poeti a domicilio
Perché è diventato insopportabile
Esprimersi nel linguaggio comune.

Ricerchiamo belle parole
Siamo disposti a recapitare le nostre anime”.
Voglio comprare una fattoria.
Si ricercano vacche da latte.

Fëdor Sologub (San Pietroburgo, 1863-1927), fonte www.elcolombiano.com

*

Per me poesia è qualcosa da dire
di molto confuso e parziale
che da tempo circola fuori e dentro.
A un certo punto mi trovo
come con una sciarpa troppo lunga
che stringe il collo
si aggancia al tacco dello stivaletto.
Mi chino e mi do da fare
per tirarla via prima che mi costringa
a camminare con una gamba sola
Quando una poesia è scritta c’è.

Prima ronzava invisibile
formicolava nella testa e nello stomaco,
in ogni caso una poesia
me la porto sul tram
le faccio vedere come tutto si muove
che c’è il sole e arriva il caldo
e le assicuro che anche lei arriverà
– parziale e precisa –
anche se rimando sempre l’ora
e preferisco lavarmi i capelli
fare qualcosa di più vago, disperdermi,
fare qualcosa dove lei ancora non c’è
ma potrebbe benissimo esserci.

Aprile 1977

Piera Oppezzo, da Una lucida disperazione, Interlinea, Novara 2016

*

La poesia

La poesia attraversa la terra in solitudine,
appoggia la sua voce sul dolore del mondo
e niente chiede
– nemmeno parole.
Arriva da lontano e senza orario, non avverte mai;
ha la chiave della porta.
Entrando si sofferma sempre ad osservarci.
Poi apre la sua mano e ci offre
un fiore o un ciottolo, qualcosa di segreto,
ma tanto intenso che il cuore palpita
troppo veloce. E ci svegliamo.

Eugenio Montejo (Caracas, 1938 –2008), da Alfabeto del mundo

*

La Poesia

La Poesia non è pazienza
e non è impazienza.
La Poesia non è scrivania
e tanto meno carta.
La Poesia è speranza.
Amata o disamata
produce gelo fuoco
e un certo vuoto
nel quale uno si riconosce
e un altro fugge.
La Poesia non è lana
per la testa fredda
e solo riscalda
la mano aperta.
La Poesia è un ponte
che sta per cadere
e mai non cade.
La Poesia è in alto
e anche in basso
dove crescono semi
fiumi e vermi.

Raffaele Carrieri (Taranto, 1905-1984), da L’ombra e il suo moto, in La giornata è finita, Mondadori, 1963

*

Rim bal za no

Le parole
di una poesia mi piovono

giù

dalle ciglia, rimbalzano
nello spazio tra il respiro
e il battito

rim bal za no
rim bal za no…

per un tempo senza tempo
– grandine calda dentro ai pensieri –
e aprono crepe
in stanze che non sapevo di avere.
“La poesia non serve a nulla”
è una stupida bugia.

Irene Marchi, da L’uso delle parole e delle nuvole, Cicorivolta Edizioni, 2020

*

Leggere poesie

Chi
da una poesia
si aspetta la salvezza
dovrebbe piuttosto
imparare
a leggere poesie

Chi
da una poesia
non aspetta alcuna salvezza
dovrebbe piuttosto
imparare
a leggere poesie

Erich Fried, da È quel che è. Poesie d’amore di paura di collera, Torino, Einaudi, 1988, traduzione di Andrea Casalegno

 *

La stessa cosa

A che cosa serve una poesia?
Forse a nulla
o forse a ricordarci di noi
– uno che ha scritto
e l’altro che ha letto –
noi due, uniti soltanto
nello spazio tra poche parole.

Sì, una poesia
anche a questo serve,
a ricordarci di noi
– uno che ha scritto
e l’altro che ha letto –
noi due,
che forse cercavamo la stessa cosa.

Irene Marchi, da L’uso delle parole e delle nuvole, Cicorivolta Editore, 2020

*


Leggo poesie

 

Leggo poesie a caso,
leggo quasi senza pensare a quel che leggo.
Quando incontro un verso triste,
sento nell’anima come una carezza.
Non che mi conforti la tristezza altrui;
è che mi sento meno solo.

 

Ángel González (Spagna, 1925-2008), da Nada grave, 2008

*

Mi cola inchiostro dagli angoli della bocca.
Non c’è contentezza come la mia.
Ho mangiato poesia.

La bibliotecaria pensa di avere le traveggole.
Ha gli occhi afflitti
e cammina con le mani tra le pieghe del vestito.

Le poesie sono svanite.
La luce è fioca.
I cani sono sulle scale della scantina e salgono.

Roteano gli occhi,
le zampe bionde bruciano come stoppie.
La povera bibliotecaria comincia a battere i piedi e piange.

Non capisce.
Quando mi inginocchio e le lecco la mano,
urla.

Sono un uomo nuovo.
Le ringhio contro e abbaio.
Faccio le feste felice nel buio libresco.

Mark Strand, da Motivi per muoverci, 1968, in L’uomo che cammina un passo avanti al buio, Mondadori, traduzione di Damiano Abeni, Milano, 2011

*

A una poesia non ancora nata

Davanti a un tè ci domandiamo perché scriviamo poesie.
Dieci persone le leggono, in ogni caso.
A tre non piacciono
per partito preso.
Tre provano un vago struggimento
ma devono pensare ai rubinetti che perdono
e al traffico cittadino.
A due piacciono
e non avrebbero problemi a dirtelo,
ma non sanno come.
Un’altra è tutta presa a preparare domande
sulle facili ironie
e sulla politica dell’identità.
La decima si chiede
se porti le lenti a contatto.

E noi
corrotti come chiunque altro
da un mondo assuefatto
ai carboidrati
e alle parole,

brancoliamo ancora
fra tramonti, metrica e
schegge di speranza

per un istante
liberi
dal terribile contagio
dell’abitudine.

Arundhathi Subramaniam, da L’India dell’anima – Antologia di poesia femminile indiana contemporanea in lingua inglese (Le Lettere, 2006), traduzione di Andrea Sirotti

*

Voce attiva

Canta, poeta, canta!
Violenta il silenzio conformato.
Acceca con un’altra luce la luce del giorno.
Inquieta il mondo quieto.
Insegna ad ogni anima la sua ribellione.

Miguel Torga (São Martinho de Anta, 1907-1995), da “Poesia”, n. 182, aprile 2004, traduzione di Daniela Di Pasquale.

 *

Prendete una parola? prendetene due
fatele cuocere come se fossero uova
scaldatele a fuoco lento
versate la salsa enigmatica
spolverate con qualche stella
mettete pepe e fatele andare a vela.

Ora dove ve n’andrete?
A scriver davvero? A scriver?

Raymond Queneau (Le Havre, 1903 – Parigi, 1976), da Il cane con il mandolino, 1965

 *

La materia della poesia

                                      Per Salah Stétié

C’è una sostanza delle cose che non
si perde quando le ali della bellezza
la toccano. La perdiamo di vista, talvolta,
girando gli angoli della vita; ma
lei ci insegue con il suo desiderio
di permanenza, e viene a contaminarci
con l’infezione divina di una febbre di
eternità. I poeti lavorano
questa materia. Le loro dita estraggono
il caso da dentro chi va
loro incontro, e sanno che l’improbabile
si trova nel cuore dell’istante,
nell’incrocio di sguardi che
la parola della poesia traduce. Leggo
ciò che scrivono; e dalla fiamma che
i loro versi alimentano si leva
un fumo che il cielo disperde, in
mezzo all’azzurro, lasciando appena un
eco di ciò che è essenziale, e permane.

Nuno Júdice, da La materia della poesia, 2015, traduzione Chiara De Luca, Ed. Kolibris

*

Novembre 1924 […] Passando intanto alla filosofia, tu dici: “Essa (la poesia) è il sentimento della bellezza”. Non solo. Essa è il sentimento di tutto, del bello e del brutto, del buono e del cattivo, del giusto e del falso, di quel contrasto tra bene e male che è la vita. Dalla mia riflessione hai poi ricavato proprio ciò che volevo: anche in un quadro può esservi poesia. La poesia è dappertutto. Un qualunque sentimento è poesia […] che ti piaccia la vita proviene da un sentimento. La poesia è la regina del mondo che può sentirla […]. C. Pavese (più si è malcontenti di sé e più la firma si mette gigante.) (…)

Cesare Pavese, da Non ci capisco niente – Lettere dagli esordi, L’orma editore, 2021, pp.11-12 

*

L’impaginazione

I libri di poesie devono avere margini spaziosi e molte pagine in bianco e sufficienti spazi vuoti nelle pagine stampate, perché i bambini possano riempirli di disegni – gatti, uomini, aeroplani, case, comignoli, alberi, lune, ponti, automobili, cani, cavalli, buoi, trecce, stelle – che entreranno anch’essi a far parte dei poemi…

Mario Quintana (Brasile, 1906 – 1994), da Quem ama inventa – traduzione di Pierino Bonifazio, Liberodiscrivere edizioni

*

Poesia

Non piace neanche a me: ci sono cose
assai più importanti di simili inezie.
Comunque, leggendola con tranquillo disprezzo,
uno scopre che in fin dei conti può esserci del genuino.
Mani capaci di afferrare, occhi capaci di dilatarsi,
capelli all’occorrenza capaci di rizzarsi,
sono cose importanti non in virtù delle interpretazioni pompose
che possono suggerirvi, ma perché sono utili.
Quando diventano derivate a tal punto da non essere più
intellegibili siamo tutti d’accordo: non possiamo ammirare
ciò che non riusciamo a capire: il pipistrello
appeso a testa in giù o in cerca di qualcosa
da mangiare, elefanti che cozzano, un cavallo selvaggio
che si rotola, un lupo
sotto un albero, instancabile, il critico ottuso
che si contrae di scatto la pelle
come a un cavallo infastidito da un tafano,
il tifoso di baseball, l’esperto di statistica–
e non ha senso neppure
svalutare “documenti commerciali e libri scolastici”.
Sono importanti anche questi. Però occorre distinguere:
se vengono utilizzati a sproposito
da poeti di secondo ordine, il risultato
non sarà mai poesia. Né vi sarà poesia
finché i poeti non sapranno essere
i “veristi dell’immaginazione”
sdegnando banalità e insolenza,
e non sottoporranno al vostro esame “giardini immaginari
con dentro rospi veri”.
Se, comunque, pretendete da un lato
il materiale della poesia allo stato grezzo
e dall’altro richiedete ciò che è genuino,
allora vuol dire che la poesia vi interessa.

Marianne Moore (Missouri, 1887-1972), da Unicorni di mare e di terra. Poesie 1935-1951, traduzione di Giovanni Galteri

*

Alla Poesia

Riconoscente ti saluto poesia
perché oggi che ti ritrovo
(nella vita e nei libri)
non sei più solo per l’incanto
grande ornamento della malinconia.

Oggi puoi anche migliorarmi
aiutarmi a servire
questa lunga e dura lotta del popolo.

Ora sei al tuo posto:
non sei più la splendida alternativa
che mi allontanava dal mio vero posto.

E continui ad essere bella
compagna poesia
tra le belle armi reali che brillano sotto il sole
tra le mie mani o sulla mia schiena.

Continui a brillare
insieme al mio cuore che non ti ha mai tradita
nelle città e sulle montagne del mio paese
del mio paese che si rialza
dall’infanzia e dall’oblio
per mettere fine alla sua vecchia pre-istoria
di dolore e sangue.

Roque Dalton (San Salvador- El Salvador, 1935-1975), da Il cielo per cappello, traduzione di Emanuela Jossa e Irene Campagna, Multimedia Edizioni, 2011

*

Lieve offerta

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s’accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati
di nebbia –

Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’esili ombre –
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago –
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda –

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco –
sulle oscure voragini
della terra.

5 dicembre 1934

Antonia Pozzi, da Lieve offerta – Poesie e prose, a cura di Alessandra Cenni e Silvio Raffo, Bietti Edizioni.

*

La crisi della poesia d’amore

Avendo paura
di essere definiti fuori moda
i giovani non scrivono più
poesie d’amore.
Noi vecchi
dovremo
scriverle
per loro.
Non sarà la prima volta
che il ruolo di Cristiano
viene affidato a Cirano.

1987 – 1989

Izet Sarajlić (Doboj 1930- Sarajevo 2002), in Qualcuno ha suonato, Multimedia Edizioni, 2001

 *

Non abbiate fretta, ragazzi

Non abbiate fretta di fare i poeti, ragazzi.
Restate quanto più a lungo possibile nella fase prepoetica.
Essere poeti nella vita non è lo stesso che essere poeti in un racconto.
La poesia, sono le disfatte.

Alla fine, vi aspettano, forse, davvero le rose,
ma per molto tempo – a destra e a sinistra – ci sono le spine.
Per la fama non abbiate fretta, restate invece giovani quanto più a lungo,
e solo quando non ne potrete più, proprio allora nascerà la poesia.

1964

Izet Sarajlić (Doboj 1930- Sarajevo 2002), in Qualcuno ha suonato, Multimedia Edizioni, 2001

*

Eredità

                                  a Josip Osti

I nostri avi ci hanno lasciato in eredità
degli Schonbrunn, dei Palazzi d’Inverno,
dei Ponts Charles,
delle Piazza San Marco,
senza menzionare
i Westminster
che rappresentano
i drammi di Shakespeare,
i romanzi di Tolstoi
o la “suite n. 3” di Bach.

E noi altri,
cosa lasceremo in eredità
ai nostri discendenti?

Degli snack-bar,
delle stazioni di servizio,
dei garages,
e qualche anti-romanzo.

1977

Izet Sarajlić (Doboj 1930- Sarajevo 2002), in Qualcuno ha suonato, Multimedia Edizioni, 2001

 *

Chiedo loro di prendere una poesia
e di tenerla in alto controluce
come una diapositiva a colori
o di premere un orecchio sul suo alveare.
 
Dico loro di gettare un topo in una poesia
e osservarlo mentre cerca di uscire,
o di entrare nella stanza della poesia
e cercare a tentoni l’interruttore sul muro.
 
Voglio che facciano sci d’acqua
sulla superficie di una poesia e salutino
con la mano il nome dell’autore sulla spiaggia.
 
Ma la sola cosa che loro vogliono fare
è legarla con una corda a una sedia
e torturarla finché non confessi.
 
La  picchiano con un tubo di gomma
per scoprire che cosa davvero vuol dire.
 
Billy Collins, da Introduzione alla poesia, in A vela, in solitaria, intorno alla stanza, traduzione di  F. Nasi, Medusa, Milano 2006

*

Perché il poeta…

è maestro d’ontologia

che interroga costantemente la realtà

e la reinventa

Lawrence Ferlinghetti in Cos’è la poesia – Sfide per giovani poeti

*

Siamo poeti. 

Vogliateci bene da vivi di più 

Da morti di meno 

Che tanto non lo sapremo.

Vivian Lamarque, da Una quieta polvere, Mondadori, 1996

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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