Notazioni
Sulla S, in un’ora di traffico.
Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al
posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La
gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli
rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso,
con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta.
Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare
Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Dovresti far mettere un
bottone in più al soprabito». Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e
perché.
Metaforicamente
Nel cuore del giorno, gettato in un
mucchio di sardine passeggere d’un coleottero dalla grossa corazza
biancastra, un pollastro dal gran collo spiumato, di colpo arringò la
più placida di quelle, e il suo linguaggio si librò nell’aria, umido di
protesta. Poi, attirato da un vuoto, il volatile vi si precipitò. In un
triste deserto urbano lo rividi il giorno stesso, che si faceva
smoccicar l’arroganza da un qualunque bottone.
Modern Style
Okey baby, se vuoi proprio
saperlo. Mezzogiorno, autobus, in mezzo a una banda di rammolliti. Il
più rammollito, una specie di suonato con un collo da strangolare con la
cordicella che aveva intorno alla berretta. Un floscio incapace anche
di fare il palo, che nel pigia-pigia, invece di dar di gomito e di tacco
come un duro, piagnucola sul muso a un altro duro che dava di
acceleratore sui suoi scarpini – tipi da colpire subito sotto la cintura
e poi via, nel bidone della spazzatura. Baby, ti ho abituata male, ma
ci sono anche ometti di questo tipo, beata te che non lo sai.
Okey, il nostro fiuta l’uppercut e si butta a sbavare su un
posto per mutilati, perché un altro rammollito se l’era filata come se
arrivasse la Madama.
Finis. Lo rivedo due ore dopo, mentre io tenevo duro sulla
bagnarola, e che ti fa il paraplegico? Si fa mettere le mani addosso da
un floscio della sua razza, che gli fiata sulla balconata una storia di
bottoni su e giù che sembrava Novella Duemila.
Versi liberi
L’autobus
pieno
il cuore
vuoto
il collo
lungo
il nastro
a treccia
i piedi
piatti
piatti e appiattiti
il posto
vuoto
e l’inatteso incontro alla stazione dai mille fuochi spenti
di quel cuore, di quel collo, di quel nastro, di quei piedi,
di quel posto vuoto
e di quel
bottone.
Raymond Queneau (Le Havre, 1903-1976), da Esercizi di stile, traduzione di Umberto Eco, Einaudi