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19 novembre 2024

Un gesto poetico

 


 

Poesia che ha bisogno di un gesto


Ho posato una ciotola di sassi
tra me e voi, sul pavimento.
L’ho fatto perché vorrei parlarne
ma non mi fido delle mie parole.
Mi piacerebbe che riuscissimo a parlare
esattamente della stessa cosa
senza che nessuno debba far finta di aver capito
e senza che nessuno si senta incompreso:
io, nella fattispecie.

Vorrei parlare di questi sassi, ma non della loro forma o del loro colore, e nemmeno della loro sostanza o del loro peso.
Vorrei parlare di questi sassi, ma prima vorrei essere sicuro di non essere frainteso.
Per esempio, nemmeno del mio gesto mi posso fidare: forse è sembrato un gesto teatrale, magari fatto male, senza stile, ma pur sempre con dentro qualcosa di simbolico. Invece io non voglio questo. Io vorrei che tutta l’attenzione si concentrasse proprio sui sassi che stanno lì

e al tempo stesso che questa fosse più simile a una poesia che a un monologo.
E un’altra cosa non vorrei: che questa dei sassi fosse considerata una ‘trovata’; perché sarebbe vero solo in parte: io sono veramente preoccupato che noi veramente non parliamo la stessa lingua, ed è così che ho scritto una poesia dimostrativa. Ma io sono preoccupato soprattutto in questo momento, ed è un momento, un attimo, in cui non voglio dimostrare niente, voglio solo andarmene contento, nella sicurezza di aver parlato con qualcuno, e che qualcosa sia successo. Non mi interessa se ciò che sto facendo sia vecchio o nuovo, bello o brutto, ma mi dispiacerebbe se fosse inteso come falso, e sto rischiando. Di solito scrivo delle cose che mi sono abituato a chiamare poesie, ma se questa cosa di questo momento non dovesse funzionare, non dovesse essere compresa, tutto ciò che ho scritto e che scriverò non avrebbe scopo.

Allora, vorrei che ci si concentrasse su quei sassi. Non perché siano importanti di per sé, e non perché siano un simbolo di qualcosa, ma proprio perché sono una cosa come un’altra: sassi.

Hanno però delle qualità: sono visibili e toccabili, sono tanti e sono separati.
Noi dobbiamo stare con i sassi.
Sono una cosa del mondo.
E dobbiamo cercare di capirli.
È per questo che ho scritto una poesia che ha bisogno di un gesto e di un pensiero.

 Adesso io starei qualche secondo in silenzio, pensando ai sassi.

Stefano Dal Bianco (Padova, 1961), da Ritorno a Planaval , Mondadori, 2001

°ascoltando Les Trois Lézards - Les Hommes Poétiques - https://www.youtube.com/watch?v=-yrorBt59Lk

11 giugno 2024

Nella lista delle cose da fare: luccicare

 




(Abbi cura di luccicare)

***

 

Un certo raggio della luna bianca di stanotte
ha attraversato il cielo e ha raggiunto me
il cane Tito e poi l’asfalto.
Io in ritardo me ne sono accorto, il cane Tito
credo era distratto
e l’asfalto ha luccicato per un attimo
sostituendosi con garbo alla
inadempienza di Tito
e alla mia.

Stefano Dal Bianco, da Paradiso, Garzanti, 2024

°ascoltando  René Aubry – Demi lune https://www.youtube.com/watch?v=fLQja5nzdbU

5 giugno 2024

Vecchie lenzuola

 




… e altri cari fantasmi del passato: qual è il fantasma/testimone/pezzo (e non necessariamente di stoffa) del passato a cui sei particolarmente affezionat*?

~ ~ ~

 

Lenzuola

Ho due lenzuola vecchie di vent’anni
e una federa a fiori
che tengo in casa per gli amici intimi,
usandole sempre ma ogni volta pensando
e pregando, temendo lo strappo
che deve seguire al lavaggio,
ogni volta congetturando
un utilizzo diversificato dei ritagli
come tendina, fazzoletto, come involucro antipolvere,
come sacca per le pantofole.

I miei amici non lo sanno che ogni volta un poco tremo
a vederli dormire beati
nel sudario di un passato solo mio
che ogni volta per loro si assottiglia e ogni volta,
grazie a loro, mi tortura.

Stefano Dal Bianco (Padova, 1961), da Ritorno a Planaval, Mondadori, 2001, p. 49

°ascoltando Explosions in the Sky – Welcome Ghosts https://www.youtube.com/watch?v=xTw-CwypKdk

27 novembre 2022

Non ci sono più

 

Ill. tratta da Jimmy Liao, “Incontri disincontri”, Terre di Mezzo, 2017


“Nessuno mi chieda di mentire più”, raccomanda il poeta nella chiusa della poesia.
Che poi, bisogna anche esser capaci di mentire, non è così scontato saperlo fare (tu sei buon* o no a mentire?).

***

A uno dei tanti che rimarranno fermi

Che cosa posso dirti di me, di dove sono,
che tu potessi raccontare agli altri…

Racconta loro che non ci sono più,
che sono un altro, fatto simile ad altri,
che non ho più tempo per nessuno,
che ho perso la testa e l’ho rimessa a posto,
e che mi sono convertito ad altra vita,
alle leggi di un dio che non è qui
e che perciò mi chiede conto.

Che nessuno si preoccupi per me,
che nessuno mi chieda di avere pietà,
che nessuno mi chieda di mentire più.

Stefano Dal Bianco, da  Prove di libertà, Mondadori, 2012

°ascoltando Uriah Heep – Traveller In Timehttps://www.youtube.com/watch?v=MAPGAjl7V2s