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21 dicembre 2020

“Nuda sei semplice”

 


 

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, cammini di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l’estate in una chiesa d’oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t’addentri nel sotterraneo del mondo

come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.

Pablo Neruda (Parral, Cile, 1904-1973), sonetto XXVII da Cento sonetti d’amore,
Passigli Editori, 1996, traduzione di Giuseppe Bellini

(https://www.youtube.com/watch?v=riSXJjBEVEA)
***

Desnuda eres tan simple como una de tus manos,
lisa, terrestre, mínima, redonda, transparente,
tienes líneas de luna, caminos de manzana,
desnuda eres delgada como el trigo desnudo.

Desnuda eres azul como la noche en Cuba,
tienes enredaderas y estrellas en el pelo,
desnuda eres enorme y amarilla
como el verano en una iglesia de oro.

Desnuda eres pequeña como una de tus uñas,
curva, sutil, rosada hasta que nace el día
y te metes en el subterráneo del mundo

como en un largo túnel de trajes y trabajos:
tu claridad se apaga, se viste, se deshoja
y otra vez vuelve a ser una mano desnuda.

Pablo Neruda, da Cien sonetos de amor, 1959

 

°ascoltando Bert Jansch – A Woman Like You https://www.youtube.com/watch?v=7dlCNtzApuk


1 agosto 2020

Uno, due, tre, quattro…

 

Dai, tutti zitti e fermi!

***

 

Ora conteremo fino a dodici
e tutti resteremo fermi.
Una volta tanto sulla faccia della terra
non parliamo in nessuna lingua;
fermiamoci un istante,
e non gesticoliamo tanto.

Che strano momento sarebbe
senza trambusto, senza motori;
tutti ci troveremmo assieme
in un improvvisa stravaganza.

Nel mare freddo il pescatore
non attenterebbe alle balene
e l’uomo che raccoglie il sale
non guarderebbe le sue mani offese.

Coloro che preparano nuove guerre,
guerre coi gas, guerre col fuoco,
vittorie senza sopravvissuti,
indosserebbero vesti pulite
per camminare coi loro fratelli
nell’ombra, senza far nulla.

Ciò che desidero non va confuso
con una totale inattività.
È della vita che si tratta;…

Se non fossimo così votati
a tenere la nostra vita in moto
e per una volta tanto non facessimo nulla,
forse un immenso silenzio interromperebbe la tristezza
di non riuscire mai a capirci
e di minacciarci con la morte.
Forse la terra ci può insegnare,
come quando tutto d’inverno sembra morto
e dopo si dimostra vivo.

Ora conterò fino a dodici
e voi starete zitti e io andrò via.

Pablo Neruda (Parral,  1904 – Santiago del Cile, 1973), da Estravagario (1958)

°ascoltando Hang Massive – Luminous Emptiness https://www.youtube.com/watch?v=H_nYLZ6D4_M&list=PLE4_eEUiC86M3tSmKtf-tpkb2bCIHgoAU&index=8&t=0s&app=desktop


31 dicembre 2017

Tra nuvole e luce

 

Un brindisi a noi. Perché ce lo meritiamo.

Brindisi

Lasciarsi dietro i giorni come un fastidio breve,
voltarsi, della folla non riconoscere un volto.
Prepararsi il trono di una normalità sedentaria
e dal basso, un singolo filo d’erba fra le labbra,
alzare i calici di tutti i giorni dimenticati
lanciare le spine sotto le unghie dentro un magnifico grigio,
in un ventaglio di luce.

Pierluigi Cappello, da Stato di quiete – Poesie 2010-2016, Bur, 2016

 *

(…) Giorno dell’anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte le foglie escono verdi
dal tronco del tuo tempo.
Incoronaci
con acqua,
con gelsomini aperti,
con tutti gli aromi spiegati,
sì,
benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!

Pablo Neruda, versi tratti da Ode al primo giorno dell’anno

*ascoltando The Fifth Dimension – Aquarius – Let The Sunshine In https://www.youtube.com/watch?v=oPK7ZF6jfJE


Proposito


Forse quello che dobbiamo sempre riproporci di fare è, semplicemente, sperare.  Ogni giorno.

***

 

La  speranza è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –

E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –

Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ha chiesto una briciola – di me.

Emily Dickinson (traduzione di Barbara Lanati)

 *

Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
 
Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.

Pablo Neruda, in Las Odas elementales (1954)

°ascoltando Cat Stevens – Peace Train https://www.youtube.com/watch?v=eaNtV_iU61U

P.S. Ciao, buon anno!


23 febbraio 2017

Non serve andare lontano

 


Se mi fermo (ti fermi) e respiro (respiri) a fondo, allora mi ricordo (ti ricordi):  il cielo è qui, il cielo è ora.

***

Per salire al cielo

Per salire al cielo occorrono
due ali
un violino
e tante cose infinite,
ancora non nominate,
certificati di occhio lungo e lento,
iscrizioni sulle unghie del mandorlo,
titoli dell’erba nel mattino.

Pablo Neruda, tratto da Stravagario

 

 

Il cielo è così tutto della mente
che fosse la mente dissolta –
la sua sede – nessun architetto
saprebbe dimostrare un’altra volta –

È vasto – come la capacità nostra –
bello – come la nostra idea –
per chi ne abbia un adeguato desiderio
non è lontano, è qua –

Emily Dickinson, da Centoquattro poesie, a cura di Silvia Bre, Einaudi

* ascoltando Pink Floyd – The Great Gig in the Sky

 

12 febbraio 2017

Diciamolo!

 


Tu come la pensi? Io penso che quando sentiamo davvero di doverle dire, dobbiamo dirle, o scriverle (e non necessariamente sui muri) o disegnarle o mimarle…  queste due parole: ti – amo.  La versione base (ti amo) va già benissimo, ma volendo si possono fare delle aggiunte, ognuno a suo modo  (qui sotto due modi molto differenti, per esempio).

***

 

XVII

Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, entro l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

Pablo Neruda, da Cento sonetti d’amore, (del 1959), traduzione di Giuseppe Bellini,  Passigli Poesia, 1996

 

Io ti amo

Io ti amo
e se non ti basta
ruberò le stelle al cielo
per farne ghirlanda
e il cielo vuoto
non si lamenterà di ciò che ha perso
che la tua bellezza sola
riempirà l’universo

 
Io ti amo
e se non ti basta
vuoterò il mare
e tutte le perle verrò a portare
davanti a te
e il mare non piangerà
di questo sgarbo
che onde a mille, e sirene
non hanno l’incanto
di un solo tuo sguardo

 
Io ti amo
e se non ti basta
solleverò i vulcani
e il loro fuoco metterò
nelle tue mani, e sarà ghiaccio
per il bruciare delle mie passioni

 
Io ti amo
e se non ti basta
anche le nuvole catturerò
e te le porterò domate
e su te piover dovranno
quando d’estate
per il caldo non dormi

 
E se non ti basta
perché il tempo si fermi
fermerò i pianeti in volo
e se non ti basta
vaffanculo

Stefano Benni, da Ballate, Feltrinelli, 1991

°ascoltando The Doors – Hello, I Love You

22 dicembre 2016

Almeno un puntino

 


Ti auguro di trovare almeno un puntino di luce e di poesia in ogni cosa. E soprattutto un puntino di speranza, perché se ci guardiamo attorno, vicino e lontano, ci accorgiamo che è l’unica cosa che serve.

***

 

Ode alla speranza

Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.

Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.

Pablo Neruda, in Las Odas elementales (1954), traduzione dal web.

°dato che tra poco è Natale, sto ascoltando due superclassici: John Lennon – Happy Xmas (War Is Over) https://www.youtube.com/watch?v=z8Vfp48laS8  e Charles Brown – Please Come Home For Christmas https://www.youtube.com/watch?v=vxpgWkqlUvk 



17 settembre 2016

La timidezza (deve per forza essere corretta?)

 



Al mondo ci sono anche le persone timide. Pare di no, dato che spesso tendono a nascondersi e non parlano/urlano molto, ma ci sono.  Pensiamo a un mondo senza timidi: tutti a parlare nello stesso momento, per esempio, … e chi starebbe più zitto ad ascoltare? Ma al mondo ci sono anche i timidi. E (secondo me) va benissimo così.

                                                                                   ***

Timidezza

Appena seppi, solamente, che esistevo
e che avrei potuto essere, continuare,
ebbi paura di ciò, della vita,
desiderai che non mi vedessero,
che non si conoscesse la mia esistenza.
Divenni magro, pallido, assente,
non volli parlare perché non potessero
riconoscere la mia voce, non volli vedere
perché non mi vedessero,
camminando, mi strinsi contro il muro
come un’ombra che scivoli via.
Mi sarei vestito
di tegole rosse, di fumo,
per restare lì, ma invisibile,
essere presente in tutto, ma lungi,
conservare la mia identità oscura,
legata al ritmo della primavera.

Pablo Neruda, tratta da Memorial de l’Isla Negra

(Qui sotto, dato che non ho ancora trovato altre poesie che parlino di timidezza, ne metto una mia – io infatti sono timida, anzi sono davveroparecchiotimida. Scusate  per l’accostamento alla poesia di un grande poeta come Neruda)

          Pioggia leggera

Mi annoia
lʼonnipresente solare persona
la persona solare non sbaglia,
non muore, non deve!
Sempre il sole non ci può essere,
ma guai alla timida pioggia
che accompagna la riservata personalità,
«Comʼè schiva!
Come? É sparita?
Pazienza,
in fondo  era troppo riservata».

Irene marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

°ascoltando Il timido ubriaco – Max Gazzè


17 luglio 2016

Il colore del sole

 



… eppure la bellezza esiste, nonostante tutto: ce lo ricordano i colori della natura (se sappiamo ‘sentirli’).

La Bellezza esiste

Nel becco giallo-arancio di un merlo
in un fiore qualunque
nell’orizzonte perduto e lontano del mare
la Bellezza esiste
è un mistero svelato
un segreto evidente
la vita
la Bellezza esiste
e non ha paura di niente
neanche di noi
la gente.

Gianmaria Testa, da Da questa parte del mare, Einaudi, 2016.

 

Ode ad alcuni fiori gialli

Contro l’azzurro movimento i suoi lapislazzuli,
il mare, e contro il cielo,
alcuni fiori gialli.
Ottobre arriva.
E benché sia
così importante il mare che svolge
il suo mito, la sua missione, la sua grandezza
esplode
sull’arena l’oro
di una sola
pianta gialla
e si legano
i tuoi occhi
alla terra,
fuggono dal grande mare e dai suoi palpiti.
Polvere siamo, saremo.
Né aria, né fuoco, né acque,
ma
terra,
solo terra
saremo,
e forse
alcuni fiori gialli.

Pablo Neruda, dal Terzo libro delle odi (Tercer libro de las odas), 1957.

°ascoltando Joni Mitchell – Big Yellow Taxi

15 giugno 2016

Qualcosa di azzurro


“Vicino al mare, camminando,
nel mese di novembre,
tra i cespugli che ricevono
luce, fuoco e sole marini,
ho trovato un fiore azzurro
nato nella durissima prateria”.

Pablo Neruda da Ode al fiore azzurro

Qualcosa di azzurro. Che faccia stare bene. Del resto raramente l’azzurro è associato a qualcosa di poco piacevole: azzurro era il mare di quella incredibile estate, azzurre le piume della ghiandaia che è volata via mentre camminavi nel bosco, azzurro il foglio dove qualcuno ti ha scritto “Ti amo” (o forse l’hai solo letto in un libro… non importa, hai pianto comunque). Azzurre le montagne in lontananza. Azzurra la lontananza. Troppo azzurra…

***

 

Il colle di Hua-tzŭ

 
Volano gli uccelli
via, senza confine:
per tutto il monte torna
l’autunnale splendore.
Salendo e discendendo
per il colle Hua-tzŭ,
smarrito, non più illuso,
il cuore a quale meta va?

Il sole si posa,
nei pini si leva il vento.
Tornando  a casa,
fra l’erba è poca rugiada.
Dalle nubi, il riflesso discende
ne l’orme dei calzari,
dai monti, l’azzurro
sfiora la mia veste.

Wang Wei (699-756), da Poesie sul fiume Wang, Einaudi, 1956, traduzione dal cinese di Martin Benedikter

 

Novembre

E poi – se accadrà ch’io me ne vada –
resterà qualchecosa
di me
nel mio mondo –
resterà un’esile scìa di silenzio
in mezzo alle voci –
un tenue fiato di bianco
in cuore all’azzurro –

Ed una sera di novembre
una bambina gracile
all’angolo d’una strada
venderà tanti crisantemi
e ci saranno le stelle
gelide verdi remote –
Qualcuno piangerà
chissà dove – chissà dove –
Qualcuno cercherà i crisantemi
per me
nel mondo
quando accadrà che senza ritorno
io me ne debba andare.

Milano, 29 ottobre 1930

Antonia Pozzi,  da Guardami: sono nuda, Barbes Editore, 2011

 

La conchiglia

Dopo mille secoli
sei diventata una conchiglia vuota,
le meravigliose venature calano dalle nubi,
la lucentezza della luna.

Ti accosto al vuoto delle mie orecchie
sento il rumore del mare,
ti nascondo sotto il guanciale
sogno un mare turchino, libero.

Liu Shahe, da Un pesce fossile ri-nato, Lanfranchi, Milano, 1987

 

Il mare è tutto azzurro

Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.

Sandro Penna, da Tutte le poesie, Garzanti, Milano

Qualcosa di azzurro in musica: Elton John – Blue Eyes

 


29 aprile 2016

Salire



“La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è più speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta”.
Tiziano Terzani, da La fine è il mio inizio


Ma queste nostre strade sono sempre in salita? O forse a volte siamo già sulla cima e non ce ne accorgiamo?

 

Per salire al cielo

Per salire al cielo occorrono
due ali
un violino
e tante cose infinite,
ancora non nominate,
certificati di occhio lungo e lento,
iscrizioni sulle unghie del mandorlo,
titoli dell’erba nel mattino.

Pablo Neruda, da Stravagario.

 ***

Il cielo

Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un’apertura e nulla più,
ma spalancata.

Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L’ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso.

Perfino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n’è più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.

Friabili, fluenti, rocciosi,
infuocati e aerei,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cumuli di cielo.
Il cielo è onnipresente
perfino nel buio sotto la pelle.

Mangio cielo, evacuo cielo.
Sono una trappola in trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.

La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.

Wisława Szymborska, da La fine e l’inizio (1993), in La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani.

°ascoltando Led Zeppelin – Stairway to Heaven


 

8 gennaio 2016

Anima e corpo

 


Quando la poesia nasce da un sentimento profondamente passionale e da un’intensità sia spirituale che fisica:

 

Bianca ape…

Bianca ape, ebbra di miele, ronzi nella mia anima
E ti avvolgi in spirali lentissime di fumo.

Io sono il disperato, la parola senz’ eco,
quegli che ha perso tutto, dopo aver tutto avuto.

Sei la fune in cui cigola la mia ultima brama.
Nel mio deserto vivi come l’ultima rosa.

Ah silenziosa!

Chiudi gli occhi profondi dove aleggia la notte,
E denuda il tuo corpo di statua timorosa.

Possiedi occhi profondi dove vola la notte,
fresche braccia di fiori ed un grembo di rosa.

I tuoi seni assomigliano alle conchiglie bianche.
E sul tuo ventre dorme una farfalla d’ombra.

Ah silenziosa!

Con me è la solitudine da cui tu sei lontana.
Piove. Il vento del mare caccia erranti gabbiani.

L’acqua cammina scalza per le strade bagnate.
Le foglie di quell’albero gemono come infermi.

Bianca ape assente, ancora ronzi nella mia anima.
Risusciti nel tempo, sottile e silenziosa.

Ah silenziosa!

Pablo Neruda, da Venti poesie d’amore e una canzone disperata, traduzione di Roberto Paoli, 1924.

***

Nel gran caldo

Nel gran caldo ti penso
te nuda
il tuo collo i tuoi polsi
il tuo candido piede è una piuma d’uccello posata sul letto
le parole che tu dici a me.

Nel gran caldo ti penso
non so più di che cosa di più mi ricordo
e che cosa di più sotto gli occhi mi scorre
il tuo collo i tuoi polsi il tuo piede
le parole che tu dici a me che sei mia?

Nel gran caldo rovente ti penso
nel gran caldo rovente una stanza d’albergo ti penso
di me solo mi spoglio
di quel solo che un poco somiglia alla morte.

10 luglio 1959

Nâzim Hikmet, da Poesie sparse,  in Poesie d’amore e di lotta, Mondadori.

***

 

14°

Mi strugge l’anima perdutamente
il desiderio d’una donna viva,
spirito e carne, da poterla stringere
senza ritegno e scuoterla, avvinghiato
il mio corpo al suo corpo sussultante,
ma poi, in altri giorni più sereni,
starle d’accanto dolcemente, senza
più un pensiero carnale, a contemplare
il suo viso soave di fanciulla,
ingenuo, come avvolto in un dolore
e ascoltare la sua voce leggera
parlarmi lentamente, come in sogno…

24 ottobre 1925

Cesare Pavese, da Prima di “Lavorare stanca” 1923-1930, in Le poesie, Einaudi.

 

°ascoltando Tango Gotan Project Milonga De Amor https://www.youtube.com/watch?v=77fmgTI5Cn4

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