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29 dicembre 2024

Quattro chiacchiere con la luna

 

Tu ce l’hai una scala per salire sulla luna (e poi ridiscendere) quando non riesci a dormire?

***

 

Disabitata la luna?
Ma è lei il suo bianco abitante.
Condomina e casa
abitante e abitata
inquilina pallida
finestrella e affacciata.

Vivian Lamarque, da “Poesia”, n.350,  luglio/agosto 2019, Crocetti Editore

 

°ascoltando King Crimson - Moonchild -  https://www.youtube.com/watch?v=86kiDFgs_II

17 marzo 2024

Le cose minime

 




La gatta del condominio dove abito viene sempre a dormire in casa, su una poltrona (sempre la stessa); io la vorrei trasformare in una gatta “quasi solo mia” e per questo cerco di addomesticarla con qualche idea balzana, tipo farla affezionare al piccolo delfino di peluche che le metto vicino mentre dorme. Ma lei non è minimamente incuriosita da questo povero delfino, mentre è molto interessata a una vecchissima sedia della cucina e al tappeto sotto la poltrona (lo trova perfetto per farsi le unghie…). Ognuno ha le proprie preferenze (anche per  cose minime), le proprie (spiegabili o inspiegabili) attrazioni.

 ***

Da minime cose

Da minime cose è attratta
specie quelle della prima mattina
la finestra col basilico e la limoncina
il gatto di marmo che dal davanzale
la guarda in cucina, mettere il disordine
in ordine alfabetico e in rima,
stendere lo smalto color di conchiglia
e sentire la voce della figlia e dei figli
della figlia, e sulle labbra il sapore del dolce
e del salato e poi bis, ancora un po’ di dolce
e di salato, e guardare i minimi colori
della vita, come quelli di  certi piccoli petali
lievemente rosati di piccola margherita.
Ah dimenticavo: tenere sempre appuntita
la rima vita/matita.

Vivian Lamarque, da Io sono autobiografica, in L’amore da vecchia, Mondadori, 2023

 

°ascoltando  Niccolò Fabi – Una Somma Di Piccole Cosehttps://www.youtube.com/watch?v=lmHddBClrxQ

 

26 febbraio 2024

Non fa una piega

 


(Davvero non fa una piega il pensiero espresso in questa poesia)

***

Oh meteorologia!

Il fascino discreto degli amori non corrisposti
come un colpo di fulmine in assenza di metà fulmine
non potrà mai smettere d’amare chi non ama.
Oh meteorologia! Cielo sempre uguale
mai a confronto il prima e il dopo
sull’unilaterale amore splende sempre uguale
al neon il sole, non accadrà tramonto di un astro
mai sorto, mai lasciata mai essendo stata
avvistata.

Vivian Lamarque, da Il nome degli amanti, in L’amore da vecchia, Mondadori, 2022

°ascoltando René Aubry– Soleilshttps://www.youtube.com/watch?v=0Fs8U9FLzeU


8 febbraio 2024

Preferenze più o meno evidenti

 


 

Ci sono tanti modi per esprimere vicinanza, affetto, pensiero, preferenza. Questa delicata poesia ce ne illustra uno:

 

Da bere,  con il bicchiere

A volte a qualche sua pianta
preferita, per festeggiare
dà da bere con il bicchiere
le pare le faccia più
piacere, come un darsi
del tu dopo anni di cauti
pronomi, innaffiatoi
distanziati, educati.
Come dirle: oggi ho scelto
te, per le altre non ce n’è.

Vivian Lamarque, da Poesie con le foglie, in L’amore da vecchia, Mondadori, 2022

°ascoltando Chapelier fou – Darling, darling, darling
https://www.youtube.com/watch?v=EkflmyBEXvI&t=9s


14 ottobre 2023

Nella lista delle cose da fare

 


... evitare i precipizi


Precipizio

Come in un film da ridere
mi stai facendo la fotografia
e mi dici di fare un passo indietro
ancora uno ancora uno uno
mentre mi spingi verso il precipizio
ti sorrido fiduciosamente
(forse hai agito innocentemente).

Vivian Lamarque, in Poesie 1972-2002, Mondadori, 2002, p. 57

°ascoltando Mogwai – Take Me Somewhere Nicehttps://www.youtube.com/watch?v=CK1zCi0z_Hk&t=37s


13 maggio 2022

Pochissimo

 



 Pochissimo è forse la giusta dose di gelosia (?)

 

La signora non gelosa

Una signora che stava diventando gelosa non lo diventò.
Nemmeno un po’?
Sì, un po’ sì ma pochissimo, come un solletico al contrario che
invece di far ridere manca poco a piangere.

Vivian Lamarque (Tesero, 1946), da Il signore d’oro, in Vivian Lamarque – Poesie 1972-2002, Mondadori, 2002

 

°ascoltando The Police – Every Breath You Take https://www.youtube.com/watch?v=OMOGaugKpzs


10 aprile 2022

Il metodo (solo-un-poco-)scientifico


Ognuno ha i propri metodi per risolversi i dubbi.

***

 

Minuscola

Mentre versava l’acqua pensava
se non ne cadrà nemmeno una goccia
un poco ancora si ricorda di me
e versava con attenzione
versava e non cadeva nemmeno una goccia
nemmeno una finché ne cadde una
piccolissima minuscola.

Vivian Lamarque, in Parola plurale- Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli, Luca Sossella Editore, 2005

°ascoltando Paul Weller – Clues https://www.youtube.com/watch?v=fMwmiT1lxnY


4 febbraio 2022

Matite gialle e formiche

 



Sarà facile o difficile fare una poesia?     Che cosa servirà?

 

Fare una margherita (scrivere)

Allora non è facile fare una poesia?
non basta prendere un pezzo di carta
e una matita? non è come per la terra
fare un filo d’erba, una margherita?

Vivian Lamarque (Tesero, 1946), da Coinquilina poesia, in Madre d’inverno, Mondadori   

***

Consiglio agli scrittori

Anche se ti tiene in piedi per tutta la notte,
lava a fondo le pareti e pulisci i pavimenti
dello studio prima di comporre una sillaba.

Pulisci come se il Papa stesse arrivando.
Il candore è nipote dell’ispirazione.

Più pulisci, più brillante
sarà la tua scrittura, e allora non esitare a prendere
per i campi e a sfregare il fondo
dei sassi o spolverare sui rami più alti
della buia foresta i nidi pieni di uova.

Quando ritroverai la strada di casa
e riporrai spugne e spazzole sotto il lavello
vedrai alla luce dell’alba
l’altare immacolato della tua scrivania,
una superficie pulita al centro di un mondo pulito.

Da un vasetto, azzurro splendente, solleva
una matita gialla, la più appuntita del mazzo,
e ricopri pagine di piccole frasi
come lunghe file di fedeli formiche
che ti hanno seguito fin qui dal bosco.
 
Billy Collins (New York, 1941), da  A vela, in solitaria, intorno alla stanza, traduzione di Franco Nasi, Fazi Editore

 

♣ ascoltando  Bert Jansch – The Gardener
https://www.youtube.com/watch?v=8W3Tdgxxp5g


8 gennaio 2022

Dal finestrino?

 

(Meglio non pensarci)

***

 

A vacanza conclusa dal treno vedere
chi ancora sulla spiaggia gioca si bagna
la loro vacanza non è ancora finita:
sarà così sarà così
lasciare la vita?
      

Vivian Lamarque (Tesero, 1946), da Poesie 1972 – 2002,   Mondadori

 

°ascoltando Niccolò Fabi – Costruire https://www.youtube.com/watch?v=mhH0X7RtZyM



4 ottobre 2021

Insufficienze

 


(Raramente ci si pente di essere stati troppo gentili)

La signora dell’ultima volta

L’ultima volta che la vide
non sapeva che era l’ultima volta che la vedeva.
Perché?
Perché queste cose non si sanno mai.
Allora non fu gentile quell’ultima volta?
Sì, ma non a sufficienza
per l’eternità.

 Vivian Lamarque (Tesero, 1946), da Poesie 1972-2002

 

 °ascoltando Jacques Gauthe – Blues For Bechet https://www.youtube.com/watch?v=i6GSN2EdOL0

 

18 gennaio 2021

Ma così non vale!

 


      (Il tempo che scade ci coglie sempre e comunque di sorpresa)

***

Mentre il sole ti bacia
ti accarezzo poi
ecco una nuvola e anch’io
devo andare, tempo
scaduto.
– Tutto qua? è così corta
la felicità?

Vivian Lamarque, da Poesie per un gatto, Mondadori

♥ascoltando Lou Reed – There Is No Time https://www.youtube.com/watch?v=Ib1xnRPyKEQ


29 ottobre 2019

Giochi di parole (più o meno complessi)

 


Immagine dal sito instagram di MisterCaos (poeta di strada) @mister_caos

Una settimana sarebbe troppo, ma un giorno enigmistico ci può stare.
Qui sotto due rebus di Vivian Lamarque (uno semplice – anche se la semplicità non è sempre una cosa semplice, come si legge nella foto – e uno più complesso).
Ma qual è il tuo gioco enigmistico preferito?

(A me non sono mai piaciuti molto, però mi incuriosiscono i disegni di “unisci i puntini”).

***

Rebus facile (9,10)

Una testa con la corona
una elle apostrofata
una figura china a mettere tagliole:
RE L’AZIONE PERICOLOSA.

°°°

Rebus difficile (?,?,?,?)

Si vede un pollaio con dentro una gallina che ha paura
si vede una vecchia
una volpe
una donna con un fucile
qualcuno ha cancellato le lettere chiave
non si capisce bene il disegno
non si capisce chi è più in pericolo
se la gallina (le ali sbattono forte ha molta paura)
o la vecchia volpe (ha gli occhi furbi ma sta guardando il fucile)
non si capiscono bene le cifre
forse 5 2 3 3
se almeno tu mi aiutassi a capirci qualcosa
invece di far finta di niente.

Vivian Lamarque (Tesero 1946), da Poeti, in Poesie 1972-2002, Mondadori


°ascoltando uno che con le parole sapeva giocarci benissimo: Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu https://www.youtube.com/watch?v=89hKU3Ebi14 (e quanto mi piacerebbe che fosse ancora qui).


25 ottobre 2019

La volpe


Non sai se averne paura o guardarla negli occhi

***

 

Muso di volpe

Muso di volpe volpino volpone
che vedo le tue orme sulla neve
avanzare a due a due
fare un giro intorno all’albero
che spunta una bella coda colorata:
aspetto la zampata.

Vivian Lamarque (Tesero, 1946),  da Poesie 1972-2002, Mondadori

°ascoltando Angelo Branduardi – La volpe https://www.youtube.com/watch?v=C9TqhKXZxk0; e per rimanere in tema di volpi, rivedrei cento volte il film (secondo me bellissimo) “La volpe e la bambina” (“Le renard et l’enfant”) Regia di Luc Jaquet, 2008.


9 ottobre 2019

Conchiglie

 


Eh, non male l’idea di diventare conchiglia…

***

Queste conchiglie

Queste conchiglie che ho trovato
saremo noi
noi acquietati levigati
senza più dolori
di bei colori
poseranno le orecchie su di noi
per ascoltare
il rumore che fa
il mare.

Vivian Lamarque (Tesero, 1946), da Poesie, 2007, Mondadori 

°ascoltando Gianmaria Testa – Sei la conchiglia https://www.youtube.com/watch?v=S7y9CMU2Tag


2 febbraio 2019

“Oh che bel castello…”

 

I castelli in aria talvolta sono talmente solidi che sembra impossibile distruggerli.
Questo è un problema oppure no?

***

 

La signora del castello

Dentro dentro nel centro della testa aveva un castello in aria.
Il castello in aria aveva fondamenta?
Sì, di cemento armato. Le fondamenta del castello erano il cervello della signora.
La signora e il castello in aria erano dunque una cosa sola?
Sì, la signora e il castello in aria erano dunque una cosa sola.

Vivian Lamarque, da Poesie 1972-2002, ed. Arnoldo Mondadori, 2002

°ascoltando Litfiba – Fata Morgana https://www.youtube.com/watch?v=5viSeFb767o



21 gennaio 2019

Eclissi

 




Oh essere anche noi la luna di qualcuno!
Noi che guardiamo
essere guardati, luccicare
sembrare da lontano
la candida luna
che non siamo.

 

Vivian Lamarque (Tesero, 1946), in Poesie 1972-2002, Mondadori, 2002

°ascoltando Norah Jones – Moon Song https://www.youtube.com/watch?v=3wPsd7e2rfk


2 febbraio 2018

Nella nebbia

 


Qualche mese fa. In autostrada, di notte, improvvisamente dentro a un banco di nebbia fittissima: ho pensato seriamente non ne esco intera. Detesto (un po’ come tutti) la nebbia che diventa un pericolo sulle strade. Ma, fuori dalle strade, la nebbia sa anche essere poetica. Intanto, vagare nella nebbia è un po’ una metafora della vita: vai avanti (perché, come in autostrada, non ti puoi fermare), ma non sai (non vedi) dove stai andando e speri che qualcosa non ti travolga all’improvviso, come speri di non andare tu addosso a nulla. Ogni tanto vedi più chiaramente, ma poi la nebbia ti riavvolge e avanti così tra banchi infiniti. Ma, metafore a parte,  questo senso di realtà ovattata, di suoni lenti, di sospensione del tempo ha qualcosa di magico. O no?

***

All’uscita del cinema Marcovaldo aprì gli occhi sulla via, tornò a chiuderli, a riaprirli, non vedeva niente. Assolutamente niente. Neanche a un palmo dal naso.
Nelle ore in cui era restato là dentro, la nebbia aveva invaso la città, una nebbia spessa, opaca, che involgeva le cose e i rumori, spiaccicava le distanze in un spazio senza dimensioni, mescolava le luci dentro il buio trasformandole in bagliori senza forma né luogo.
Marcovaldo si diresse macchinalmente alla fermata del 30 e sbatté il naso contro il palo del cartello. In quel momento, s’accorse d’essere felice: la nebbia, cancellando il mondo intorno, gli permetteva di conservare nei suoi occhi le visioni dello schermo panoramico. Anche il freddo era attutito, quasi che la città si fosse rincalzata addosso una nuvola come una coperta.
Marcovaldo, imbacuccato nel suo pastrano, si sentiva protetto da ogni sensazione esterna, liberato nel vuoto, e poteva colorare questo vuoto con le immagini dell’India, del Gange, della giungla, di Calcutta. Venne il tram, evanescente come un fantasma, scampanellando lentamente. Le cose esistevano appena quel tanto che basta; per Marcovaldo quella sera lo stare in fondo al tram, voltando la schiena agli altri passeggeri, fissando la notte fuori dai vetri, era la situazione perfetta per sognare a occhi aperti, per proiettare davanti a se un film ininterrotto su uno schermo sconfinato.

Italo Calvino, da Marcovaldo (Inverno – La fermata sbagliata), Einaudi, 1963

***

                                                               alla nebbia
Non alzarti polverosa nebbia
resta bassa così non svanire
come le bolle di sapone come
le persone usaci come alberi restaci
impigliata abbracciata come
alba come attak come
madre, stringici come un vestito
stretto portaci via nella tua
geografia polverosa nebbia
gesso nostro e nostro cancellino
su pagina bianca nostra delicata
matita mina punta fine fine 0,5?
H8 o 9? no non dirli a nessuno
i tuoi numeri segreti siamo sapiens
cattivi non li meritiamo.
 
P.S. scommetterei su una tua media
miopia, cinque virgola cinque
oppure sei, cara nebbia mia?

Vivian Lamarque, da Dedicate, in Madre d’inverno, 2016, Mondadori

 

C’è la nebbia che ci cancella

Nasce forse un fiume quassù

Ascolto il canto delle sirene
del lago dov’era la città

Giuseppe Ungaretti, da L’Allegria

°ascoltando  Van Morrison – Into The Mystic https://www.youtube.com/watch?v=syIUmrSJWAU


24 gennaio 2018

Scivolati

 


«Non bisognerebbe lasciarci scivolare i giorni dalle mani...» dico a mia figlia mentre guido. Lei mi guarda un po’ annoiata dall’alto della sua diciassettenne sicurezza di poter invece lasciare scivolare tutti i giorni che vuole. Intanto dall’autoradio  escono gli AC/DC con le ultime note di Highway to Hell e allora mi chiedo da dove diavolo mi sia arrivata questa considerazione sullo scivolare dei giorni.

 

Scialo di tesoro

Eppure in dono ce ne avevano assegnati tanti
così tanti, milioni di milioni di giorni
da sgranare, granaio colmo fino all’orlo
color oro, ogni chicco un giorno
con la sua alba il suo mezzogiorno
e serate e stellate e lune, più infinitesimali
sottochicchi di ore e ore e minuti,

scialo imperdonabile lasciarli scivolare
tutti a uno e a uno dalle dita dove come?
scivolati dove tutti quei cieli tutto
quell’oro? svanito dove in un batter
di ciglia tanto tesoro?

Vivian Lamarque, da  Ipotesi sul dimenticare, in Madre d’inverno, Mondadori, 2016

°(ri)ascoltando AC/DC – Highway to Hell


23 gennaio 2018

Pagine vive

 


Non solo carta con parole scritte sopra

***

Coinquilina poesia

In un’anticamera, meno,
in un disimpegno, esiguo
ma con uso di finestrella
solo mia, abita la mia poesia.
Coinquilina poco prevedibile
quando lei decide (più se piove
che se non piove) io corro
a prendere gomma e matita
e il duetto ha inizio (più se cielo grigio
meno se azzurro), una dà il la
l’altra cancella e scrive
in punta di vita, lapsus volevo dire
in punta di matita.

Vivian Lamarque, da Coinquilina poesia, in Madre d’inverno, Mondadori, 2016

 *

In effetti, ogni poesia

In effetti ogni poesia
potrebbe intitolarsi «Attimo».

Basta una frase
al presente,
al passato o perfino al futuro:

basta che qualsiasi cosa
portata dalle parole
stormisca, risplenda,
voli nell’aria, guizzi nell’acqua,
o anche conservi
un’apparente immutabilità,
ma con una mutevole ombra;

basta che si parli
di qualcuno
o di qualcuno accanto a qualcosa,

di Pierino che ha il gatto
o che non ce l’ha più;

o di altri Pierini
di gatti e non gatti
di altri sillabari

sfogliati dal vento;
basta che a portata di sguardo
l’autore metta montagne provvisorie
e valli caduche;

che in tal caso
accenni al cielo
solo in apparenza eterno e stabile;

che appaia sotto la mano che scrive
almeno un’unica cosa
chiamata cosa altrui;

che nero su bianco,
o almeno per supposizione
per una ragione importante o futile,
vengano messi punti interrogativi,
e in risposta –
i due punti:

Wislawa  Szymborska, da La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi Edizioni

 *

Cambiare il mondo

Invece sì, invece forse sì,
le poesie lo cambieranno un poco
il mondo.
Però tra tanto
tanto di quel tempo
sì me lo sento
che dalle poesie verrà un poco
di cambiamento
ma come un nevicare lento lento lento.

Vivian Lamarque, da Coinquilina poesia, in Madre d’inverno, Mondadori, 2016

°ascoltando Stevie Ray Vaughan – Little Wing
 https://www.youtube.com/watch?v=An4uDegHB8s


26 dicembre 2017

Elettrocardiogrammi poetici

 


Due minuti, 120 battiti (più o meno): il tempo di leggere alcune poesie che parlano del cuore (che, si sa, fa sempre quello che vuole).

***

Al mio cuore, di domenica

Ti ringrazio, cuore mio:
non ciondoli, ti dai da fare
senza lusinghe, senza premio,
per innata diligenza.
Hai settanta meriti al minuto.
Ogni tua sistole
è come spingere una barca
in mare aperto
per un viaggio intorno al mondo.
Ti ringrazio, cuore mio:
volta per volta
mi estrai dal tutto,
separata anche nel sonno.
Badi che sognando non trapassi in quel volo,
nel volo
per cui non occorrono le ali.
Ti ringrazio, cuore mio:
mi sono svegliata di nuovo
e benché sia domenica,
giorno di riposo,
sotto le costole
continua il solito viavai prefestivo.

Wisława Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi.

           *

Il signore nel cuore

Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.

Vivian Lamarque, da Vivian Lamarque – Poesie 1972-2002

           *

Francis Turner

Io non potevo correre né giocare
quand’ero ragazzo.
Quando fui uomo, potei solo sorseggiare alla coppa,
non bere —
perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Eppure giaccio qui
blandito da un segreto che solo Mary conosce:
c’è un giardino di acacie,
di catalpe e di pergole addolcite da viti —
là, in quel pomeriggio di giugno
al fianco di Mary —
mentre la baciavo con l’anima sulle labbra,
l’anima d’improvviso mi fuggí.

Edgar Lee Masters, traduzione di Fernanda Pivano, da Spoon River Anthology, Einaudi Editore, 1943

°ascoltando Un malato di cuore –  Fabrizio De Andrè https://www.youtube.com/watch?v=R4sqEWrn0DY