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9 novembre 2024

Le nostre prigioni

 


 

La prigione della memoria

 

Certe volte mi ricordo di cose
che non ho mai visto,
di persone e linguaggi
che non ho mai conosciuto,
vedo passare nella mia stanza
notti che non ho vissuto
e per le strade avanzare con vele bianche
giornate senza nessuno dei vivi a bordo.
Cerco allora l’antro da cui sono uscite
tutte le cose che non sono mie:
forse qualcuno verrà a chiedermi,
come mai le viva io,
dovrò protestare che non ne so niente,
che non le ho rubate a nessuno.
Altre volte non ho paura,
mi pare di non dovermi difendere,
di dovermi salvare soltanto dalle cose mie:
sento che la mia prigione
è uno spazio elastico quanto la mia memoria
e che le uniche fughe sono queste.

 

Roberto Pazzi (Ameglia, 1946-2023), da Calma di vento, Garzanti, 1987

 

°ascoltando Elliott Smith - Pictures of Me https://www.youtube.com/watch?v=TKIxDKOfGv8

19 aprile 2022

Curiosità

 


(Quali sono le tue curiosità?)

***

 

Donne scalze

Degli uomini mi piace apprendere
il numero delle scarpe,
i vini preferiti,
gli anni che avevano
quando han fatto l’amore
la prima volta e se ricordano a che ora,
la posa in cui s’addormentano da soli,
dove rammentano di essere stati felici
tanto da non voler più uscire dalla stanza,
che eroe della Storia vorrebbero essere
recitando una parte,
che nome darebbero al loro cane,
se temono di rompere gli specchi,
se quando guidano troppo forte
e passano col rosso,
ricordano mai se hanno lasciato istruzioni
per mettere o non mettere
alla loro salma le scarpe
di cui mi hanno rivelato il numero.

Delle donne invece mi piace sapere,
se cantano volentieri da sole,
che cosa cantano di solito,
se ricordano gli oggetti della stanza
dove hanno fatto l’amore la prima volta,
con quale attore della storia del cinema
avrebbero voluto passare una notte,
se la bugia che le ha salvate da un guaio
ora me la potrebbero raccontare,
se amano il loro nome
e come avrebbero voluto chiamarsi,
se a loro non è mai piaciuto.
E se vorrebbero la borsetta nella bara
– delle scarpe non chiederei nulla,
non mi parrebbero necessarie
come agli uomini, per frenarne l’impeto
di correre nella morte,
le scalze farebbero meno rumore e meno paura
tornando una notte a casa,
dove le amano ancora,
senza semafori e limiti da violare.

Roberto Pazzi  (Ameglia, 1946), da Un giorno senza sera, La nave di Teseo, 2020

°ascoltando Blood Sweat & Tears – And When I Die https://www.youtube.com/watch?v=ovhV_zSOVSc

 

Ipotesi di percorso

  (Perdersi tra l'argento degli ulivi mi sembra un bellissimo programma) ***   Dobbiamo cercare sepolture nel volo delle rondini i...