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18 dicembre 2021

Che c’entro io con tutto questo?

 

Sei mai stat* piegat* da questa domanda?

***

Se potessi sapere
che diavolo c’entro io
con tutto questo
se non mi si perseguitasse
accerchiasse
a ogni ora a squarciagola
in ogni momento e circostanza
e potessi sapere
pensare un po’
attentamente serenamente a che
a che demonio
a che diavolo c’entro
io
con tutto questo.

3 dicembre 1976

Idea Vilariño (Montevideo, 1920-2009), da Notturni, in Di rose che si aprono nell’acqua, Bompiani, 2021, a cura di Laura Pugno


14 dicembre 2021

I pesi invisibili

 



C’è una frase che capita di leggere spesso e che viene attribuita ogni volta a un autore diverso. Dice così: “Sii gentile: ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente”. La trovo una frase molto giusta, chiunque ne sia l’autore (infatti penso che non dovremmo mai permetterci di dire a qualcuno “sei esagerat*!”, o almeno non prima di aver fatto il proverbiale giro nelle sue scarpe).

Ma adesso, che cosa potremmo  offrire come conforto all’autrice di questa poesia, se fosse ancora in vita? Io vorrei  poterle offrire una tazza di calda leggerezza, per  un attimo di riposo da quel suo peso invisibile ma sempre presente.

***

Oggi ho il cuore freddo e azzurro,
gli occhi di foschia
e le mani gelate.

Ah, madre,
come sono stanca,
stanca.
Non ne posso più di questo peso
questo peso cupo
che porto in spalla.

E questi che mi accompagnano
e mi ascoltano
si guardano e si chiedono,
di che peso parla?

Ah madre,
non sai come sono
stanca.

1941

Idea Vilariño (Montevideo, 1920-2009), da Prime poesie, in Di rose che si aprono nell’acqua, Bompiani, 2021, a cura di Laura Pugno

 


25 maggio 2021

“Che direbbe la gente?”

 


(La vita è troppo breve per farsi ancora questa domanda)

Che direbbe

Che direbbe la gente, limitata e vacua,
se in un giorno fortuito, per ultrafantasia,
mi tingessi i capelli d’argento e di viola,
indossassi un peplo greco, cambiassi la pettinina,
con un cerchietto di fiori: myosotis o gelsomini,
cantassi per le strade al passo dei violini,
o dicessi i miei versi percorrendo le piazze,
liberato il mio gusto da volgari museruole?
 
Riempiendo i marciapiedi verrebbero a guardarmi?
Mi brucerebbero come hanno bruciato le streghe?
Campane risuonerebbero per chiamare alla messa?
 
In verità, pensandoci, m’è venuto un po’ da ridere.

Alfonsina Storni  (1892, Svizzera – 1938 Argentina), da El dulce daño (Il dolce danno), 1918

***

¿Qué diría?

¿Qué diría la gente, recortada y vacía,
si en un día fortuito, por ultra fantasía,
me tiñera el cabello de plateado y violeta,
usara peplo griego, cambiara la peineta
por cintillo de flores: miosotis o jazmines,
cantara por las calles al compás de violines,
o dijera mis versos recorriendo las plazas,
libertado mi gusto de vulgares mordazas?

¿Irían a mirarme cubriendo las aceras?
¿Me quemarían corno quemaron hechiceras?
¿Campanas tocarían para llamar a misa?

En verdad que pensarlo me da un poco de risa.

°ascoltando Manu Chao – Bongo Bong https://www.youtube.com/watch?v=BCoP7G2K7Hc


3 maggio 2021

Uno più uno

 


Uno più uno fa sempre due?

Di fatto, un elemento più un elemento fa due elementi. Che non sono, però, sempre e necessariamente uguali. Perciò chissà quel “due” quanti universi potrebbe contenere.

***

 

Addizioni

cavallo e cavaliere son già due animali
J.D. Garcia Bacca

Uno più uno, diciamo. E pensiamo:
una mela più una mela
un bicchiere più un bicchiere,
sempre cose uguali.

Che cambio quando
uno più uno sia un puritano
più un gamelàn,
un gelsomino più un arabo,
una monaca e una scogliera,
un canto e una maschera,
ancora una guarnigione e una donzella,
la speranza di qualcuno
più il sogno di un altro.

***

Sumas

caballo y caballero son ya dos animales
J.D. Garcia Bacca

Uno más uno, decimos. Y pensamos:
una manzana más una manzana,
un vaso más un vaso,
siempre cosas iguales.

Qué cambio cuando
uno mas uno sea un puritano
más un gamelán,
un jazmín más un árabe,
una monja y un acantilado,
un canto y una máscara,
otra vez una guarnición y una doncella,
la esperanza de alguien
más el sueño de otro.

Ida Vitale (Uruguay, 1923), da Reducción del infinito (Riduzione dell’infinito), 2002, in Pellegrino in ascolto, traduzione di Pietro Taravacci, Bompiani, 2020

°ascoltando Radiohead – “2+2=5


1 maggio 2021

Cosa chiedere alla notte



Sopravita

Dammi notte
le accordate speranze,
non già la tua pace,
dammi prodigio,
dammi alfine un pezzetto,
spicchio di paradiso,
il tuo chiuso giardino,
le tue ali senza canto.
Dammi, appena chiudo
gli occhi del mio volto,
le tue mani di sogno
che guidano e che gelano,
ciò che dovrò trovare,
dammi, come una spada,
quel cammino che passa
sul filo del timore,
una luna senz’ombra,
una musica appena udita
e già imparata,
dammi, notte, verità
per me sola,
e tempo per me sola,
sopravita.

Ida Vitale (Uruguay, 1923), da Pellegrino in ascolto, Bompiani, 2020, traduzione di Pietro Taravacci


°ascoltando Ezio Bosso –  Speed Limit, A Night Ride


12 marzo 2021

Definisci “bellezza”

 



Bellezza

Limpida,
l’acqua che scorre tra i sassi e il muschio
lambendo meandri e felci.
Impetuoso,
il fiume che precipita in cascate
sul palato della terra assetata.
Torrenziale,
la pioggia che spegne le braci della morte.
Pura,
la vita ostinata e piccina
al riparo sotto il manto di neve.

Carmen Yañez, da Senza Ritorno, Guanda Editore, 2020

°ascoltando Josephine Foster – Little Life https://www.youtube.com/watch?v=iNewbeHiaW0