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19 dicembre 2023

Vivente si arrende

 



Certi rompicapi (tipo la vita, per fare un esempio) sono così difficili: si annaspa nei tentativi… e poi?

***

 

Vivente vorrebbe prepararsi

Vivente vorrebbe prepararsi. A che cosa.
Oh. La beffa sarà imponente.
Averci pensato prima. Dirà al momento.
Quando il momento sarà un adesso.

Finire. Vivente prova a incitarsi.
Ma succede che su quel palco troppo esteso
le parole subito si tagliano in dettagli.
Imbrogli. Facile perdersi di vista.

Si va verso la conclusione risaputa
senza sapersi. Questa è la beffa.
Riparti. Preparati. Vivente si incoraggia
annaspando. I toni ancora sempre discordi.

Intanto la luce indica che il giorno comincia.
Si può finire davanti a tanto inizio?
La domanda si dilunga. Insegue. Così accecante.
Vivente le sorride. Si arrende.

Piera Oppezzo, da Una lucida disperazione, Interlinea, a cura di L. Martinengo

°ascoltando Pink Floyd – On The Run –  https://www.youtube.com/watch?v=2sUyk5zSbhM&t=4s


21 aprile 2022

Nella lista delle cose da fare: continuare a salire la scala

 



Ma come si sale una scala?

Uno scalino alla volta

(anche se, come in certi brutti sogni, ti sembra impossibile poterlo fare).

***

(…) Per salire una scala si comincia sollevando la parte del corpo situata in basso a destra, avvolta quasi sempre nel cuoio o nella pelle e che, salvo eccezioni, ci sta giusta sullo scalino. Posta sul primo gradino la suddetta parte, che per farla breve chiameremo piede, si raccoglie la parte equivalente del lato sinistro (chiamata anche questa piede, che non deve confondersi però con il piede sopra citato), e alzandola all’altezza del piede si prosegue sino a collocarla sul secondo gradino, in cui defaticherà il piede mentre nel primo riposerà il piede. (I primi gradini sono sempre i più difficili, finché non viene raggiunta la coordinazione necessaria. La coincidenza del nome tra il piede e il piede rende difficile la spiegazione. Allo stesso modo faccia attenzione a non alzare in contemporanea il piede e il piede.)

Arrivato in questo modo al secondo gradino, è sufficiente ripetere in maniera alternata il movimento fino a trovarsi in fondo alla scala. Si esce da questa facilmente, con un leggero colpo di tallone che la fissa al suo posto, da cui non si muoverà fino al momento della discesa. (…)

Julio Cortázar (Ixelles, 1914-1984),  da Storie di cronopios e di famas

°ascoltando Maurice Ravel, Bolerohttps://www.youtube.com/watch?v=r30D3SW4OVw


1 febbraio 2022

Nella lista delle cose da fare: resistere e risalire

 


(Ancora una volta. Ancora, e ancora, se serve.)

 

Per quando stai toccando il fondo

Sei sopravvissuto a tutto quello che hai dovuto passare e sopravviverai anche a questo. Rimani qui per la persona che diventerai. Tu sei più di una giornata nera, una settimana nera, un mese, un anno, anche dieci anni neri. Sei un futuro di possibilità multiformi. Sei un altro te stesso, di un tempo a venire, che ripensa con gratitudine a questo te stesso che si era perso, ma non ha mollato. Rimani.

Matt Haig, da Parole di conforto, traduzione di Elisa Banfi, Edizioni e/o, 2021

°ascoltando Don’t Give Up (cover di Willie Nelson con Sinéad O’Connor) – https://www.youtube.com/watch?v=gO6fAJcN89k


14 dicembre 2021

I pesi invisibili

 



C’è una frase che capita di leggere spesso e che viene attribuita ogni volta a un autore diverso. Dice così: “Sii gentile: ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente”. La trovo una frase molto giusta, chiunque ne sia l’autore (infatti penso che non dovremmo mai permetterci di dire a qualcuno “sei esagerat*!”, o almeno non prima di aver fatto il proverbiale giro nelle sue scarpe).

Ma adesso, che cosa potremmo  offrire come conforto all’autrice di questa poesia, se fosse ancora in vita? Io vorrei  poterle offrire una tazza di calda leggerezza, per  un attimo di riposo da quel suo peso invisibile ma sempre presente.

***

Oggi ho il cuore freddo e azzurro,
gli occhi di foschia
e le mani gelate.

Ah, madre,
come sono stanca,
stanca.
Non ne posso più di questo peso
questo peso cupo
che porto in spalla.

E questi che mi accompagnano
e mi ascoltano
si guardano e si chiedono,
di che peso parla?

Ah madre,
non sai come sono
stanca.

1941

Idea Vilariño (Montevideo, 1920-2009), da Prime poesie, in Di rose che si aprono nell’acqua, Bompiani, 2021, a cura di Laura Pugno

 


11 dicembre 2021

Chi viaggia spedito e chi meno

 


Un applauso per gli spediti, ma due per gli incerti. Io la vedo così. E tu?

***

 

Voi che andate

Voi che andate sul retto filo
spediti e senza scalfitture.
Voi che andate dritto
non vedete cadere
non vedete salire.
Nulla sapete
delle pietre mal connesse
e meno ancora del verme
che freme tortuoso
sotto ogni passo.
Incerto nel vivere
incerto nel morire.

Raffaele Carrieri, da Fresco sul bruciato, in La giornata è finita, Mondadori, 1963


26 novembre 2021

Lasciare un messaggio dopo il bip

 



L’hanno già inventata l’app(licazione) “Capiamoci meglio”?

 

Una parola da capire

I n c o m u n i c a b i l i t à
è una parola buia, pesante,
ma io – e non lo vorrei –
la so guardare
te la so spiegare.
La leggo e mi ricorda
che siamo privi spesso
dell’abilità di comunicare.
Come l’erba di ieri:
era alta
voleva esserlo,
ma è stata falciata,
ha mandato il messaggio sbagliato
non si è spiegata bene
non ha sostenuto lo sguardo
è stata fraintesa

non sapeva comunicare.

Irene Marchi, da La parte in ombra, Ensemble Edizioni, 2018

 

°ascoltando Radiohead – Subterranean Homesick Alien https://www.youtube.com/watch?v=d1tQFX_9ct0&t=11s


29 ottobre 2021

Il mal comune (degli impedimenti)

 

Ognuno ha, o ha avuto in passato, degli impedimenti a fare determinate cose. La bella notizia è, appunto, che siamo in tanti (la brutta sta nella parola impedimenti).

***

 

Se non fosse

se non fosse che confondo l’aria
con l’acqua  – eppur non sono rana
né sirena –  le alghe a coprire
ogni pensiero e mi perdo – ahimè –
al solo uscir di casa, se non fosse
che inciampo spesso nelle radici
degli alberi e degli errori
pur se svolazzo a mezz’aria – io
nata sradicata – e se non fosse
che non esisto se non nel registro
d’anagrafe lì dove son caduta,

t’avrei conosciuto volentieri

©irene.marchi.2021

°ascoltando God Is An Astronaut – Shadows https://www.youtube.com/watch?v=CXXwkzB5eoY


22 settembre 2021

Rotolando

 


Si sente tutta, la stanchezza descritta in questa poesia: ricorda uno di quei sogni in cui vorremmo correre per scappare da qualcosa di terribile, ma sentiamo le gambe immobili. Per fortuna (in questa poesia) un elemento “gentile”  regala una pausa, un intervallo…

***

Intervallo

Da lontano arriva rotolando una palla
la palla rotola, spinta da un calcio
viene verso di me ma io sono stanca
un bambino la insegue di corsa
chissà se arriverà fin qui
o forse non ce la farà
quasi vorrei che arrivasse
ma se non arriva, forse sarà meglio
a questo punto, la palla rallenta la corsa
si ferma subito prima di raggiungermi
lasciando una fredda ambigua distanza
fra me che la guardo
e il bimbo che la guardava
i tempi non combaciano
ci siamo io il bambino e la palla
breve intervallo di un confronto senza nome
nessun rammarico
l’incredibile gentilezza della palla
breve intervallo di un confronto senza nome
nessun rammarico
l’incredibile gentilezza della palla

(1997)

Masayo Koike (Tokyo, 1959), da Poeti giapponesi, Einaudi, 2020, traduzione di Maria Teresa Orsi e Alessandro Clementi Degli Albizzi

º ascoltando Avishai Cohen – Emotional Storm https://www.youtube.com/watch?v=JURBuEQA1sM


14 settembre 2021

In cerca di luce

 

 

(Se è ancora buio, prima o poi dovrà finire!)

***

Luce che va sempre
avanti, io ti prenderò
per mano, sarà subito
più semplice, le cose
e la gente, le parole che sotto la lingua
s’induriscono, tutto
per noi sarà trasparente, luce
che non ha un luogo, ecco ti fermi
e anche il mio male si ferma
e tu mi aspetti.

***

Lumière qui va toujours
devant, je te prendrai
par la main, ce sera soudain
plus simple, les choses
et les gens, les mots qui durcissaient
sous la langue, tout
sera transparent pour nous, lumière
qui n’as pas de lieu, voilà que tu t’arrêtes
et que mon mal
s’arrête aussi et que tu m’attends.

Claude Esteban (Parigi, 1935-2006), da Le jour à peine écrit, poèmes 1967-1992, traduzione di Lucetta Frisa

 

∞ ascoltando If These Trees Could Talk – “The Sun Is In The North” https://www.youtube.com/watch?v=pRnChxsD_wY

5 maggio 2021

L’ autosabotatore

 


Ci sono mai state occasioni in cui ti sei
riconosciut* come il (peggior) nemico di te stess*?
(Accettare questo, forse è già un bel punto di partenza).

***

Mi sono risolto.
Mi sono voltato indietro.
Ho scorto
uno per uno negli occhi
i miei assassini.
Hanno
tutti quanti – il mio volto.

Giorgio Caproni (Livorno, 1912-1990), da Il franco cacciatore, Garzanti, 1982

°ascoltando Neil Young – What Happened Yesterday


20 maggio 2016

Passi incerti

 


“Taci, anima stanca di godere / e di soffrire (all’uno e all’altro vai/rassegnata). […] Invece camminiamo. / Camminiamo io e te come sonnambuli…”

Camillo Sbarbaro, da Pianissimo, 1914

Basta con il solito pessimismo,  sì, dai, basta, basta! (Però resta difficile mantenere il passo).

 

Da un’asse all’altra avanzavo
così lenta, prudente.
Sentivo le stelle sul capo,
e sotto i piedi il mare.

Questo solo sapevo: un altro passo
poteva essere l’ultimo.
Ed avevo quell’andatura incerta
che chiamiamo esperienza.

Emily Dickinson, n. 875 da Tutte le poesie, Mondadori, traduzione di Marisa Bulgheroni

 ***

La sosta

Con un gelato davanti
e la morte dentro la mente
seduto a un bar di Piazza Marina,
guardo due mosche amarsi sulla mia mano,
come colpi di batticuore
odo martelli battere sulle rotaie,
mi chiedo perché vivo,
che grido o che caduta m’aspetta dietro l’angolo,
rammento un altro sole rovente come questo
sulla mia testa rasa di soldato,
un’altra attesa, un’altra fuga, un’altra tana.
Ora pago, mi alzo, questo giorno è sbagliato,
questo e gli altri di prima, sono un uomo infelice.

Gesualdo Bufalino, da L’amaro miele, Einaudi, 1982

°ascoltando Dire Straits - Walk of Life


Chi mente?

     Capita che a volte non si capisca chi manipoli di più la realtà:  la memoria che parla a noi   o noi che vogliamo credere a lei?  ***  ...