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5 gennaio 2022

Fuori dallo stanzino (la poesia)



Qual è la tua idea di libertà?

[613]

Mi zittiscono nella prosa –
come quando bambina,
mi chiudevano nello stanzino –
perché gli piacevo “tranquilla” .

Tranquilla! Avessero potuto sbirciare –
e vedere il mio cervello – andare in tondo –
tanto sarebbe valso rinchiudere un uccello
a tradimento – dietro un cancello –
Basta che quello voglia,
e calmo come una stella
guarda dall’alto la prigionia –
e ride – Lo stesso faccio io –

Emily Dickinson (Amherst, 1830-1886), nella traduzione presente in Poesia come ossigenoPer un’ecologia della parola, a cura di Antonella Anedda, Elisa Biagini, Riccardo Donati, Chiarelettere, 2021

***

They shut me up in Prose –
As when a little Girl
They put me in the Closet –
Because they liked me “still” –

Still! Could themself have peeped –
And seen my Brain – go round –
They might as wise have lodged a Bird
For Treason – in the Pound –

Himself has but to will
And easy as a Star
Look down upon Captivity –
And laugh – No more have I –

 

20 maggio 2016

Passi incerti

 


“Taci, anima stanca di godere / e di soffrire (all’uno e all’altro vai/rassegnata). […] Invece camminiamo. / Camminiamo io e te come sonnambuli…”

Camillo Sbarbaro, da Pianissimo, 1914

Basta con il solito pessimismo,  sì, dai, basta, basta! (Però resta difficile mantenere il passo).

 

Da un’asse all’altra avanzavo
così lenta, prudente.
Sentivo le stelle sul capo,
e sotto i piedi il mare.

Questo solo sapevo: un altro passo
poteva essere l’ultimo.
Ed avevo quell’andatura incerta
che chiamiamo esperienza.

Emily Dickinson, n. 875 da Tutte le poesie, Mondadori, traduzione di Marisa Bulgheroni

 ***

La sosta

Con un gelato davanti
e la morte dentro la mente
seduto a un bar di Piazza Marina,
guardo due mosche amarsi sulla mia mano,
come colpi di batticuore
odo martelli battere sulle rotaie,
mi chiedo perché vivo,
che grido o che caduta m’aspetta dietro l’angolo,
rammento un altro sole rovente come questo
sulla mia testa rasa di soldato,
un’altra attesa, un’altra fuga, un’altra tana.
Ora pago, mi alzo, questo giorno è sbagliato,
questo e gli altri di prima, sono un uomo infelice.

Gesualdo Bufalino, da L’amaro miele, Einaudi, 1982

°ascoltando Dire Straits - Walk of Life


11 gennaio 2016

Dimenticare o ricordare?

 


I momenti difficili sono una bruttissima compagnia. Ma poi, quando stanno entrando finalmente  nella dimensione del ricordo, è più utile dimenticarli del tutto (ammesso che si riesca ad afferrare “l’arte dell’oblio” di cui parla qui sotto Borges), o imparare a masticarli fino ad averne qualcosa che assomigli al controllo e che potrebbe, magari (!), trasformarsi  in insegnamento?

 

Se per volare via dalla memoria
avessimo le ali
in molti voleremmo

A più lente cose avvezzi
gli uccelli sgomenti osserverebbero
il carro poderoso
degli uomini in fuga
dalla mente dell’uomo

Emily Dickinson, n.1242, da Tutte le poesie, Einaudi, traduzione di Marisa Bulgheroni.

***

(I)

Non ha più incanto il mondo. Ti han lasciato.
Non condividerai la chiara luna
né i lenti parchi. Non v’è luna ormai
che non sia specchio del passato, sole
d’agonie, cristallo di solitudine.
Addio alle mutue mani e alle tempie
che l’amore accostava. Oggi hai soltanto
la fedele memoria e i vuoti giorni.
Solo si perde (ti ripeti invano)
quel che non si ha e non si è mai avuto,
ma essere forte non ti basterà
per imparare l’arte dell’oblio.
Un simbolo, una rosa può straziarti,
e può ucciderti un suono di chitarra.

Jorge Luis Borges, da L’altro, lo stesso, Adelphi, traduzione di Tommaso Scarano.

*ascoltando: Gerry Rafferty – Baker Street
 https://www.youtube.com/watch?v=Fo6aKnRnBxM

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Ipotesi di percorso

  (Perdersi tra l'argento degli ulivi mi sembra un bellissimo programma) ***   Dobbiamo cercare sepolture nel volo delle rondini i...