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9 ottobre 2024

Stima di valore

 

(Quanto costa un grammo di serenità?)

***

Presi un sorso di vita –
Vi dirò quanto l’ho pagato –
Esattamente un’esistenza –
Il prezzo di mercato, dicevano.

Mi pesarono, granello per granello –-
Bilanciarono fibra con fibra,
Poi mi porsero il valore del mio essere –
Un singolo grammo di cielo!

                *

I took one Draught of life.
I'll tell you what i paid:
precisely an existence.
The market price, they said.

They weighed me, dust by dust.
They balanced Film with Film,
then handed me my being's worth:
a single dram of heaven!

 Emily Dickinson, da Tutte le poesie. Testo inglese a fronte, Mondadori, 2013 

 

°ascoltando yannTiersen – Pas si simple - https://www.youtube.com/watch?v=XATEKqPw5Kc&t=8s

16 luglio 2023

Si nasconde nel fiore

 




Le edizioni critiche dei testi di Emily Dickinson riportano due (anzi tre, ma due sono praticamente uguali) versioni di questa poesia, che era uno dei biglietti con i quali lei era solita accompagnare l’invio di fiori: la prima versione è più concreta e terrena; la seconda versione è più malinconica ed astratta. Tu quale preferisci?

***

1° Versione:

Mi nascondo nel mio fiore
Perché portandolo sul petto –
Tu – senza saperlo, porterai anche me –
E gli angeli sanno il resto!

I hide myself within my flower
That wearing on your breast –
You – unsuspecting, wear me too –
And angels know the rest!

2° Versione:

Mi nascondo – nel mio fiore,
Perché mentre appassirà nel tuo Vaso –
Tu – senza saperlo – sentirai per me –
Quasi – una malinconia –

I hide myself – within my flower,
That fading from your Vase –
You – unsuspecting – feel for me –
Almost – a loneliness –

Emily Dickinson, J903 (1864) / F80 (1859), da The Complete Poems- Tutte le poesie J901 – 950, traduzione e note di Giuseppe Ierolli https://www.emilydickinson.it/j0901-0950.html

°ascoltando Giovanni Allevi –Flowershttps://www.youtube.com/watch?v=PtPz0dHDe7E&t=8s


28 marzo 2022

Qualcosa da coltivare




Che colore avrà il fiore della pace?

 

55

Da Gesta così minute,
Un Fiore, o un Libro,
Sono piantati i semi dei sorrisi –
Che fioriscono nel buio.
 

***

55
By Chivalries as tiny,
A Blossom, or a Book,
The seeds of smiles are planted –
Which blossom in the dark.

 

Emily Dickinson, da Tutte le poesie, a cura di Giuseppe Ierolli, 2008

 

°ascoltando Pete Seeger,  Flowers of Peace https://www.youtube.com/watch?v=PWFKnRNa3wk


11 luglio 2021

L’uomo è un animale (a)sociale?

 

Da uno a dieci, qual è il grado di spontaneità  (e verità) che percepisci vivendo e osservando i rapporti interpersonali?

(A volte ci troviamo più a nostro agio con i fiori!?)

***

 

Ci presentiamo
A Pianeti e a Fiori
Ma tra di noi
Abbiamo etichette
Imbarazzi
E soggezioni

***

We introduce ourselves
To Planets and to Flowers
But with ourselves
Have etiquettes
Embarrassments
And awes                          

Emily Dickinson (Amherst, 1830-1886), da Emily Dickinson – The Complete Poems – Tutte le poesie, traduzione e note di Giuseppe Ierolli

°ascoltando The Doors – People are Strange https://www.youtube.com/watch?v=K3CHi_9sxj0


18 febbraio 2021

Adesso vola!

 

Non permettere a nessuno di incatenarti a terra.
Ma soprattutto non permetterlo a te stess*

***

Non conosciamo mai la nostra altezza
finché non siamo chiamati ad alzarci.
E se siamo fedeli al nostro compito
arriva al cielo la nostra statura.

L’eroismo che allora recitiamo
sarebbe quotidiano, se noi stessi
non c’incurvassimo di cubiti
per la paura di essere dei re.

***

We never know how high we are
Till we are asked to rise
And then if we are true to plan
Our statures touch the skies –

The Heroism we recite
Would be a normal thing
Did not ourselves the Cubits warp
For fear to be a King

Emily Dickinson (Amherst, Massachussets, 1830-1886)

 

ascoltando Rodrigo y Gabriela – Electric Soul   https://www.youtube.com/watch?v=cbr03QhtWj4&feature=emb_title

 

24 luglio 2020

Dopo la tempesta

 


“(…) quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato. Sì, questo è il significato di quella tempesta (…)”

Haruki Murakami, da Kafka sulla spiaggia

             *

Venne un vento come un corno –
tremò attraverso l’erba
e un verde brivido sulla calura
passò tanto minaccioso
che sbarrammo porte e finestre
come da uno spettro di smeraldo –
il mocassino elettrico del giudizio
proprio allora passò –
Una strana folla di alberi ansimanti
e staccionate in fuga
e fiumi dove le case correvano
vide chi visse – quel giorno –
La campana nel campanile impazzito
riferì le notizie volanti –
Quanto può venire
e quanto può andare
eppure il mondo restare!

***

There came a Wind like a Bugle –
It quivered through the Grass
And a Green Chill upon the Heat
So ominous did pass                                   
We barred the Windows and the Doors
As from an Emerald Ghost –
The Doom’s electric Moccasin
That very instant passed –                           
On a strange Mob of panting Trees
And Fences fled away
And Rivers where the Houses ran
Those looked that lived – that Day –         
The Bell within the steeple wild
The flying tidings told –
How much can come
And much can go,                                     
And yet abide the World!

Emily Dickinson, “There came a Wind like a Bugle” (J 1593 / F 1618), 1883, traduzione di Giuseppe Ierolli

°ascoltando Bob Dylan – Shelter from the Storm https://www.youtube.com/watch?v=-gsDBuHwqbM


9 maggio 2020

“L’acqua è insegnata dalla sete”…

 


… e così la preoccupazione può insegnare la tranquillità,
il buio insegna a riconoscere la luce
e la bugia sa indicarci la verità?
Forse allora dovremmo ringraziarli, questi nostri maestri.

***

 

L’acqua è insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglia.
L’amore da un’impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.

 
In lingua originale:
 
Water, is taught by thirst.
Land – by the oceans passed.
Transport – by throe –
Peace – by it’s battles told –
Love, by memorial mold –
Birds, by the snow.

Emily Dickinson (1830 − 1886), Poesia n° J135,  traduzione di Giuseppe Ierolli

 

*ascoltando Alanis Morissette – Thank You  https://www.youtube.com/watch?v=OOgpT5rEKIU


2 aprile 2020

Un pizzico (o anche due) di follia

 


Oggi (sor)rido perché la rosa rampicante mi ha regalato questo ramo.
Sono stupida (o un po’ pazza) per questo?

***

 

Io rido

Io rido
Tu ridi
Noi ridiamo
Niente più conta
Salvo questo ridere che ci piace
Bisogna essere stupidi e contenti

Blaise Cendrars (La Chaux- de- Fonds, Svizzera, 1887-1961), da Fogli di viaggio, 1926

***

 

Un pizzico di follia fa bene
a primavera perfino al re,
ma Dio protegga il clown –
che riflette su questa scena tremenda –
su questo intero esperimento verde –
come se gli appartenesse!

Emily Dickinson (Amherst, Massachussets, 1830-1886)

 

°ascoltando Pink Floyd – Shine On You Crazy Diamond 


25 agosto 2019

Se non ci fossero le stelle


Forse la poetessa con “questi” si riferiva  a dei fiori, o probabilmente ai versi stessi, in ogni caso ha espresso un pensiero molto vero: tendiamo ad accorgerci o ad apprezzare qualcosa solo quando quel qualcosa non c’è più.

***

 

Non ho nient’altro – da offrire, lo sai –
Così continuo a offrire Questi –
Proprio come la Notte continua a mostrare Stelle
Ai nostri occhi assuefatti –

Probabilmente, non le notiamo –
Ma se non arrivassero –
Allora – probabilmente, ci confonderemmo
Nel ritrovare la strada di Casa –

*

I’ve nothing else – to bring, You know –
So I keep bringing These –
Just as the Night keeps fetching Stars
To our familiar eyes –

Maybe, we should’nt mind them –
Unless they did’nt come –
Then – maybe, it would puzzle us
To find our way Home –

Emily Dickinson, da The Complete Poems - Tutte le poesie, traduzione e note di Giuseppe Ierolli

°ascoltando Wolf Hoffmann – Blues For Elise - https://www.youtube.com/watch?v=v8QtrY3iIg0


5 febbraio 2019

Semplicemente


Il giorno dopo (senza di noi)? Tutto continuerà a scorrere.

***

Il giorno dopo – senza di noi

La mattinata si preannuncia fredda e nebbiosa.
In arrivo da ovest
nuvole cariche di pioggia.
Prevista scarsa visibilità.
Fondo stradale scivoloso.

Gradualmente, durante la giornata,
per effetto di un carico d’alta pressione da nord
sono possibili schiarite locali.
Tuttavia con vento forte e d’intensità variabile
potranno verificarsi temporali.

Nel corso della notte
rasserenamento su quasi tutto il paese,
solo a sud-est
non sono escluse precipitazioni.
Temperatura in notevole diminuzione,
pressione atmosferica in aumento.

La giornata seguente
si preannuncia soleggiata
anche se a quelli che sono ancora vivi
continuerà a essere utile l’ombrello.

Wisława Szymborska (1923 – 2012), da La gioia di scrivere – Tutte le poesie, Adelphi,  traduzione di Pietro Marchesani

 *

Se io dovessi morire –
E tu dovessi vivere –
E il tempo gorgogliasse –
E il mattino brillasse –
E il mezzodì ardesse –
Com’è sempre accaduto –
Se gli Uccelli costruissero di buonora
E le Api si dessero altrettanto da fare –
Ci si potrebbe accomiatarea discrezione
Dalle imprese di quaggiù!
È dolce sapere che i titoli terranno
Quando noi con le Margherite giaceremo –
Che il Commercio continuerà –
E gli Affari voleranno vivaci –
Rende la partenza tranquilla
E mantiene l’anima serena –
Che gentiluomini così brillanti
Dirigano la piacevole scena!

 

If I should die –
And you should live –
And time sh’d gurgle on –
And morn sh’d beam –
And noon should burn –
As it has usual done –
If Birds should build as early
And Bees as bustling go –
One might depart at option
From enterprise below!
Tis sweet to know that stocks will stand
When we with Daisies lie –
That Commerce will continue –
And Trades as briskly fly –
It makes the parting tranquil
And keeps the soul serene –
That gentlemen so sprightly
Conduct the pleasing scene!

Emily Dickinson (1830-1886)

 

°ascoltando The Beach Boys – ‘Til I Die https://www.youtube.com/watch?v=46IQu0yuJzU


7 gennaio 2018

Dovremmo


Natura non è solo acqua, aria, terra. Natura è la nostra pelle con tutti i suoi segni, è il nostro sguardo che riflette la luce, il nostro respiro che si affanna o rallenta mentre camminiamo attraverso i giorni. Noi siamo fatti di natura.(Dovremmo avere cura di noi stessi).

***

“Natura” è ciò che noi vediamo:
la collina, il meriggio, lo scoiattolo,
l’eclisse, il calabrone,
Natura è Paradiso,
Natura è ciò che udiamo:
il fringuello ed il mare
il tuono, il grillo,
Natura è melodia,
Natura è ciò che conosciamo,
ma non sappiamo esprimere:
così impotente la nostra saggezza
contro la sua semplicità.

Emily Dickinson, da Emily Dickinson – Tutte le poesie, traduzione di Marisa Bulgheroni

*

Un poco ci riguarda
il movimento della luna.
Il nostro corpo è d’acqua,
di nuvole fra poco.

Franco Arminio, da Cedi la strada agli alberi – Poesie d’amore e di terra, Chiarelettere, 2016

°ascoltando Songs from the Wood – Jethro Tull https://www.youtube.com/watch?v=ZAkSIwaUaNc


31 dicembre 2017

Proposito


Forse quello che dobbiamo sempre riproporci di fare è, semplicemente, sperare.  Ogni giorno.

***

 

La  speranza è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –

E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –

Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ha chiesto una briciola – di me.

Emily Dickinson (traduzione di Barbara Lanati)

 *

Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
 
Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.

Pablo Neruda, in Las Odas elementales (1954)

°ascoltando Cat Stevens – Peace Train https://www.youtube.com/watch?v=eaNtV_iU61U

P.S. Ciao, buon anno!


15 dicembre 2017

Direzione obbligatoria


Come si fa a tornare indietro nel tempo? Ah… dici che non è possibile?
Allora non resta che andare avanti.

***

Non c’è ritorno.
Però ci sono alcuni movimenti
che si assomigliano al ritorno
come il fulmine alla luce.
È come se fossero
forme fisiche del ricordo,
un volto che torna a formarsi tra le mani,
un paesaggio sprofondato che si reinstalla nella retina,
cercare di misurare ancora la distanza che ci separa dalla terra,
tornare a verificare che gli uccelli continuano a vigilarci.
Non c’è ritorno.
Ciò nonostante,
tutto è una aspettativa all’incontrario
che cresce all’indietro.

Roberto Juarroz, da Poesía Vertical, traduzione di Alessandro Prusso

 *

È una curiosa creatura il passato
E a guardarlo in viso
Si può approdare all’estasi
O alla disperazione.

Se qualcuno l’incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!

Emily Dickinson, poesia n.1203 da Tutte le poesie, traduzione di Marisa Bulgheroni, Mondadori

°ascoltando Litfiba – Prendi in mano i tuoi anni https://www.youtube.com/watch?v=htMO1ShgwLk


28 agosto 2017

Aspettando l’alba

 


Perché “domani è un altro giorno!” è sempre una bella verità. E vedere sorgere il sole, nel suo lento silenzio, aiuta a ricordarselo.

 

Quando la notte è quasi terminata
e l’alba è tanto vicina
che possiamo toccare gli spazi –
è ora di lisciarsi i capelli
e preparare le fossette nelle guance –
e stupirsi di esser stati in pena
per quella vecchia, svanita mezzanotte
che ci atterrì soltanto per un’ora.
 

EmilyDickinson, n. 347, da Emily Dickinson  – Poesie, traduzione di Alessandro Quattrone

 ***

Alcuni dicono buonanotte – a notte –
Io dico buonanotte di giorno –
Arrivederci – mi dice chi se ne va –
Buonanotte, ancora rispondo –
Perché la separazione, quella è notte,
E la presenza, semplicemente alba –
Lei, la luce purpurea lassù
Chiamata mattino.

Emily Dickinson, da Tutte le poesie II (551-1150), a cura di Giuseppe Ierolli

°ascoltando  Le Orme – Aspettando l’alba - https://www.youtube.com/watch?v=tWC2_bxBOPY

 

12 agosto 2017

“Round Midnight”

 


Che cosa avrà quest’ora, che rende così inquieti? Forse perché è l’attimo in cui un giorno passa e un altro sta per iniziare: il tempo che percorre il confine tra ciò che è stato e ciò che potrà essere, o forse…  conviene (provare a) dormire!

                                                                                ***


Comincia a esserci la mezzanotte

Comincia a esserci la mezzanotte, e a esserci quiete,
dappertutto nelle case sovrapposte,
i piani vari dell’accumulazione della vita…

Il pianoforte tace al terzo piano…
Non sento più i passi al secondo piano…
Al pianterreno la radio è silenziosa…

Tutto s’appresta a dormire…

Resto da solo con l’universo intero.
Non voglio nemmeno andare alla finestra:
se mi affacciassi, quante stelle!
Che grandi silenzi più alti ci sono lassù!
Che cielo anticittadino!…

Piuttosto, recluso
in un desiderio di non essere recluso,
ascolto con ansia i rumori della strada…
Un’automobile – troppo rapida! –
I passi doppi in chiacchierata mi sollevano…
II suono di un portone che si chiude bruscamente mi fa male…

Tutto s’appresta a dormire…

Solo io veglio, in un ascolto sonnolento,…
aspettando
qualcosa prima di dormire…
Qualcosa…

9 agosto 1934

Fernando Pessoa, da Poesie di Alvaro de Campos, edizione Adelphi  1993, a cura di  Maria  José de Lancastre, traduzione di Antonio Tabucchi. 

                                                                        ***

Buongiorno – Mezzanotte –
Sto tornando a Casa –
Il Giorno – si è stancato di Me –
Come potrei Io – di Lui?

La luce del sole era un dolce luogo –
Mi piaceva starci –
Ma il Mattino – non mi voleva – ormai –
Così – Buonanotte – Giorno!

Posso guardare – dai –
Quando è Rosso ad Oriente?
Le Colline – hanno un aspetto – allora –
Che fa traboccare – il Cuore –

Tu – non sei così bella – Mezzanotte –
Io scelsi – il Giorno –
Ma – per favore prendi una Ragazzina –
Che Lui ha cacciato via!

Emily Dickinson, da The Complete Poems -Tutte le poesie, traduzione e note di Giuseppe Ierolli

 

°ascoltando Gary Moore – Midnight Blues https://www.youtube.com/watch?v=rFk7bR05hBg e, inevitabilmente,   Round Midnight (nella versione cantata da Ella Fitzgerald https://www.youtube.com/watch?v=DEaDj6TXiQQ); poi, superata la mezzanotte, J.J. Cale – After Midnigth https://www.youtube.com/watch?v=j7b16bVdLaI! (… e buona notte!)


15 marzo 2017

“Finché l’ottava corre”

 


Lasciate che la poesia ribolla in me! Che ribolla sempre, senza interruzione! Chiede Emily Dickinson. Voglio vivere finché le ottave della mia ispirazione continuano a correre veloci, fino a quando la musica corre nella mia mente e irrompe fuori da quelle finestre che mi tengono avvinta. Voglio vivere fino a quando  arriverà il momento del “ritardando”, quando risuoneranno lente le ultime note e resterà soltanto la fiala, il fragile contenitore che teneva dentro di sé le note che sono ormai sparse per il mondo. Questo chiede la poetessa: chiede di morire suonando la propria musica, che per lei era la sua poesia. Come non essere d’accordo con lei?


Morire alla mia musica!
Ribolli! Ribolli!
Tienimi finché l’Ottava corre!
Presto! Irrompi dalle Finestre!
Ritardando!
La Fiala è rimasta, e il Sole!

Emily Dickinson, traduzione di  Giuseppe Ierolli


°ascoltando  John Miles – Music
https://www.youtube.com/watch?v=3Nz7gtCArOw

 

23 febbraio 2017

Non serve andare lontano

 


Se mi fermo (ti fermi) e respiro (respiri) a fondo, allora mi ricordo (ti ricordi):  il cielo è qui, il cielo è ora.

***

Per salire al cielo

Per salire al cielo occorrono
due ali
un violino
e tante cose infinite,
ancora non nominate,
certificati di occhio lungo e lento,
iscrizioni sulle unghie del mandorlo,
titoli dell’erba nel mattino.

Pablo Neruda, tratto da Stravagario

 

 

Il cielo è così tutto della mente
che fosse la mente dissolta –
la sua sede – nessun architetto
saprebbe dimostrare un’altra volta –

È vasto – come la capacità nostra –
bello – come la nostra idea –
per chi ne abbia un adeguato desiderio
non è lontano, è qua –

Emily Dickinson, da Centoquattro poesie, a cura di Silvia Bre, Einaudi

* ascoltando Pink Floyd – The Great Gig in the Sky

 

29 settembre 2016

Emily Dickinson: vivere di (libera) poesia




Io sono nessuno! Tu chi sei?
Sei nessuno anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! Potrebbero spargere la voce!

Che grande peso essere Qualcuno!
Così volgare – come una rana,
che gracida il tuo nome – tutto giugno
ad un pantano in estasi di lei!

Questa è una poesia scritta attorno al 1860,  ma se ci dicessero che è stata scritta ieri  potremmo crederci tranquillamente (non conoscendola). Perché il suo linguaggio è assolutamente moderno e la riflessione a cui dà vita è senza tempo, anzi, a ben vedere è perfetta per i nostri giorni in cui tutti sembriamo così assetati di celebrità (anche se le nostre “rane” più che gracidare twittano, condividono, postano…). È una poesia sull’obbligo del dover essere per forza qualcuno, e tutto sommato proprio per questo definiti  e limitati; in effetti essere un nessuno ha in sé una maggiore libertà: se non si è nessuno  si è liberi dal peso di rimanere sempre quel qualcuno… forse. In ogni caso quelle domande dirette a chi legge sono decisamente coinvolgenti e non scivolano via dai pensieri con immediata facilità.

L’autrice di questa poesia è Emily Dickinson (10 dicembre 1830-15 maggio 1886), che viene considerata una delle più grandi voci poetiche di ogni tempo e che dall’età di 31 anni scelse di vivere in un isolamento quasi assoluto (in una stanza della sua casa di Amherst, nel Massachussetts, dove nacque), se si escludono i rapporti familiari e la corrispondenza epistolare con alcuni amici, col fratello e con ipotetici e misteriosi innamorati. Le ragioni di questo ritiro solitario non si conoscono con esattezza: alcuni studiosi hanno ipotizzato che la scelta sia stata provocata dal dispiacere di un amore contrastato, ma più probabilmente Dickinson decise di isolarsi da una società a cui sentiva di non appartenere e dove al massimo preferiva essere un nessuno, appunto.

Con un atto quasi rivoluzionario scelse quindi di evitare del tutto la normale vita sociale, rinunciando anche a una eventuale notorietà, per dedicarsi con la massima libertà a quello che avvertiva come una missione, un dono: «(…) il dono di “sentire” la Natura, la certezza di essere depositaria di un messaggio universale ed eterno da esprimere attraverso la poesia (…)» (cfr. Silvio Raffo, Io sono Nessuno – Vita e poesia di Emily Dickinson).

È questa la mia Lettera al Mondo –
che non scrisse mai a me:
sono semplici cose, che Natura
mi disse – con toccante Maestà.

Il Suo Messaggio affido
a mani che non vedo –
Dolci Concittadini – per Suo amore –
si giudichi di me teneramente


 
Della straordinaria dote che ci ha lasciato, questa sua “lettera al mondo“, che conta 1775 poesie (o 1789, secondo una seconda edizione critica) e un migliaio di lettere, solo sette brani poetici furono pubblicati mentre lei era in vita, e senza il suo consenso. La poetessa quindi «preferì affidare il suo messaggio alle mani invisibili dei lettori del futuro, ossia affrontare i rischi di una ininterrotta, solitaria sperimentazione poetica, di una fama differita e dubbia, alle mutazioni, certe, che la sua parola pubblicata avrebbe subito, come le dimostrarono le poche poesie stampate in vita, anonime, corrette proprio nelle anomalie in cui lei si riconosceva: una lineetta sostituita da una virgola (…)» (cfr. l’introduzione di Marisa Bulgheroni al volume Tutte le poesie – Mondadori).

Nel 1862, anno che segna l’inizio della sua volontaria reclusione, cominciò anche la corrispondenza epistolare (che poi durerà tutta la vita) con il critico letterario Thomas W. Higginson: Dickinson, benché ormai abbastanza sicura della sua poesia, aveva comunque bisogno del giudizio di qualcuno competente, per cui inviò al critico dell’ “Atlantic Monthly” alcune sue liriche  chiedendogli di dirle se secondo lui fossero “vive”. Higginson in realtà giudicò le poesie un po’ antiquate a causa delle rime a cui lei dichiarava di non poter fare a meno, e forse anche questo giudizio non del tutto positivo la persuase a rinunciare a qualsiasi idea di pubblicazione.

Sarebbe quindi rimasta inedita e sconosciuta se la sorella Lavinia non avesse scoperto dopo la morte di Emily un cofanetto contenente tutti i suoi testi poetici. Ne nacque una prima scelta di duecento poesie, ordinate e titolate a seconda degli argomenti e divise in quattro sezioni: Life, Love, Nature, Time and Eternity. Il successo da parte della critica non fu immediato, mentre il pubblico capì subito la forza di quei versi che sembravano semplici all’apparenza, ma che avevano una profondità e una intensità non comuni. Seguirono numerose ristampe, ma solo nel secolo successivo il mito di Emily Dickinson cominciò a diffondersi ovunque (in Italia la prima vera raccolta, Poesie, fu pubblicata nel 1956 e poi nel 1959, da Mondadori, in due volumi la cui traduzione si deve a Guido Errante;  in seguito anche qui da noi la sua fama andò aumentando sempre di più).

Attraverso i versi che indagano soprattutto l’amore, la natura, la fugacità della vita con la certezza della morte e della fragilità delle cose presenti (questi ultimi temi vissuti attraverso una religiosità profonda ma problematica), la poetessa cattura il lettore in un mondo fatto sia delle piccolissime cose della vita quotidiana, sia degli eventi esistenziali dell’animo umano. Concretezza (che si manifesta anche con l’uso di un lessico molto vario, che spazia dalla terminologia scientifica e botanica a quella giuridica, dalla culinaria ai riferimenti biblici) e astrazione si intrecciano quindi in modo continuo, dando così alla semplicità apparente delle frasi poetiche una profondità talmente complessa ed evocativa da risultare talvolta quasi ermetica.

La brevità dei componimenti e la loro concisione espressiva, la particolarità della punteggiatura (quasi assente e con il caratteristico trattino al posto delle virgole come a voler spezzare il respiro dei versi), l’uso delle maiuscole per sottolineare alcune parole che lei sentiva di dover enfatizzare, l’utilizzo di rime  anche imperfette (oltre all’uso di rime esatte),  di assonanze e consonanze che non erano mai entrate nell’uso generale prima di allora, rendono ancor più interessante  la sua poesia che brilla per libertà, originalità di espressione e un’incredibile immaginazione.

Emily Dickinson non rinunciò mai a essere sé stessa, andò contro le convenzioni, i formalismi, e tutto ciò che soffocava la forza del libero pensiero: visse sempre di libera poesia. Ecco perché, anche se in vita si nascose  alla società e alla fama (rifugiandosi nella solitudine del suo  nessuno), la sua preziosissima lettera al mondo rimarrà per sempre viva e presente nel tempo, oltre ogni catalogazione, schema o definizione.

 

Irene Marchi (Articolo originale già apparso in https://caffebook.it/2016/09/29/emily-dickinson-vivere-di-libera-poesia/)

 

Fonti:

Emily Dickinson – Tutte le poesie, a cura di Marisa Bulgheroni, Mondadori, 1997
Emily Dickinson – Il tramonto in una tazza, a cura di Bruna Dell’Agnese, Baldini Castoldi Editore, 2005
Alessandra Cenni – Cercando Emily Dickinson, Archinto Edizioni, 1998
Silvio Raffo – Io sono Nessuno – Vita e poesia di Emily Dickinson, Le Lettere Edizioni, 2011