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23 ottobre 2024

Malesseri vari

 


Particolare dalla copertina dell'album "Aqualung", Jethro Tull, 1971

 
 
 
(Tu hai qualche allergia?)

 ***

Malesseri

 
Sono allergica
alle finzioni,
ai sorrisi che ti pestano i piedi,
ai cerimoniali di ogni mondo
scritti dagli uomini
spacciati per divini
sono allergica
alle frasi fatte,
a chi ti parla e non ti ascolta,
alle gerarchie di ogni mondo
scritte dagli uomini
spacciate per naturali
sono allergica,
sto sempre male

 

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

 

 °ascoltando  Jethro Tull -  Wind Up - https://www.youtube.com/watch?v=JZXj20MjNek

6 agosto 2024

Che cos’era l’importante?

 



Ti guardi attorno e ti accorgi che quello che conta è solo vincere (ed eventualmente salire sul carro dei vincitori)? Tu lascia che sia e continua a partecipare.

***

 

Vincere, sempre
 
Pare che sia necessaria esperienza
dallʼurlo che intoni nascendo
allʼultimo giorno che ti  bevi vivendo:
devi vincere
sempre  – dicono –
o sotto il tappeto
nasconderai la polvere
che non riesci a ingoiare.
 
Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

°ascoltando  (in controtendenza) Johnny Thunders – Born To Lose https://www.youtube.com/watch?v=wQoDCEKZyQw

 

 

15 maggio 2023

Sempre (molta) imperfezione

 



Ripropongo una poesia tratta da Fiori, mine e alcune domande (pubblicato nel 2015 da Sillabe di Sale Editore) che ho deciso di lasciare  qui (pdf nuova versione 2023), liberamente scaricabile (con pochi e lievissimi cambiamenti rispetto alla versione del 2015).

***

 

Chi sei?

Mi chiedi chi sono,
qual è la mia posizione:
io sono la crepa sul muro
il cuscino macchiato
la tazza bella, scheggiata.
Come te
sono solo imperfezione.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di sale Editore, 2015

°ascoltando Bert Jansch – The Gardener – https://www.youtube.com/watch?v=8W3Tdgxxp5g



31 dicembre 2021

Buone stelle!

 


Oggi solo una parola:

auguri!

***

 

Anno vecchio, anno nuovo

preferisco le stelle,
ma non le vedo
tra gli artificiali
fuochi

come un gatto
mi spavento del rumore
e di questi comandati balli
vestiti da sera,
travestiti da allegria.

Perché festeggiamo in una notte
quello che detestiamo ogni giorno?
Il tempo che passa
lo vorrei celebrare
potendo dire che nel cielo
vedo solo
soltanto le stelle

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

 

♥ ascoltando The Fifth Dimension – Aquarius – Let The Sunshine In https://www.youtube.com/watch?v=vbCH5lnZ6sA


18 settembre 2021

Sogni a colazione (o anche a merenda)

 

Ce l’hai un sogno da s c a r t o c c i a r e ?

***

Nutrimento

Per cogliere pochi grammi
di questo cielo,
nellʼora liquida delle sue albe,
potremmo sederci sul muro
fatto di attese mai finite
al limite invisibile di questa terra.
E ancora aspettare,
come i fiori la pioggia,
le gocce che trasudano
da piccoli sogni caldi
appena scartocciati.
Molti di noi scenderanno
da quel muro,
già appassiti nellʼattesa.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di sale, 2015

° ascoltando God Is An Astronaut – “Tempus Horizon” https://www.youtube.com/watch?v=zeM9pskZFec

31 dicembre 2019

Cerca le stelle

 

Semplicemente… buon anno nuovo (le stelle ci sono ancora).

***

Anno vecchio, anno nuovo

Preferisco le stelle,
ma non le vedo
tra gli artificiali
fuochi.
Come un gatto
mi spavento del rumore
e di questi comandati balli
vestiti da sera,
travestiti da allegria.
Perché festeggiamo in una notte
quello che detestiamo ogni giorno?
Il tempo che passa
lo vorrei celebrare
potendo dire che nel cielo
vedo solo,
soltanto le stelle.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, 2015, Sillabe di Sale Editore

*ascoltando P.F.M. – Celebration https://www.youtube.com/watch?v=erOcHXaIZhA


7 maggio 2018

Frasi stancanti

 

“Volere è potere” è una gran bella frasetta e anche un buon modo per cominciare qualcosa, non ci sono dubbi. Ma la vita non si risolve sempre con una serie di frasi fatte. (Dedicato a chi non ama troppo  queste simpatiche frasi).

***

Amaro

Guardo  e mordo la mia rabbia
insieme alle unghie che mi vergognano,
mordo  perché non è vero
˗ cʼè in mezzo una bugia che inganna
chi voleva e anche chi ha potuto  ˗
no, non è vero
che se vogliamo
sempre possiamo.

 
Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

* ascoltando John Frusciante – Untitled (Instrumental)
https://www.youtube.com/watch?v=d-gaHxN0jNo


4 maggio 2018

Il silenzio buono

 

Non tutti i silenzi sono brutti e cattivi.

***

Mi piace il silenzio

Mi piace il silenzio
quando non è un gioco:
pulisce le azioni
ti soffia sulle ciglia
 
mi piace il silenzio
degli oggetti – rimarrà dopo di noi –
la porta di casa e il suo silenzio
la stanza  ridipinta e il suo silenzio

 
mi piace il silenzio
spalmato sulle nostre bugie
urlate
                    o anche taciute.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

* ascoltando Angelo Branduardi – La parola ai mimi https://www.youtube.com/watch?v=RrCHqUW5Lq0


29 aprile 2018

Ma che cosa cerchiamo?




Non voglio un altro cielo

Quello che è vero
è che non ci sentiamo mai colmati
da un cielo normale
andiamo oltre,
sempre,
lʼorizzonte del momento:
rovistiamo lʼaria
spostiamo nuvole
e certo non accettiamo la nebbia,
pretendiamo un azzurro più brillante
per la nostra vistosa presenza.
E intanto
perdiamo lʼordinario incanto
di un velo dʼargento
trapassato da fili semplici
di luce.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale, 2015

°ascoltando Long As I Can See The Light – Creedence Clearwater Revival https://www.youtube.com/watch?time_continue=24&v=Q1809vqz3zA

 

22 aprile 2018

Cicche



Cicche

Spesso cambiamo idea,
ci stanchiamo
di cose
di persone
buttandole come sigarette ancora accese
giù
tra le foglie insolenti del tarassaco
ai bordi delle strade.

Ci giriamo, andiamo
e dimentichiamo anche di spegnerle.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

 

°ascoltando Yann Tiersen – La plage
https://www.youtube.com/watch?v=ReLllNkqcxw


8 dicembre 2017

Speriamo

 

In questo momento (8 dicembre 2017) in tutto il mondo ci sono conflitti in atto in almeno 67 stati, che coinvolgono 776 gruppi di milizie e guerriglieri. Non so se sono io sbagliata, ma più passano gli anni, più mi risulta difficile pensare al Natale senza tristezza: troppe persone che mancano, troppi ricordi forti, e sempre troppo mondo in guerra, appunto. Ma quello che ancora rimane è una piccola speranza un po’ bambina. La speranza nella parte migliore dell’Uomo. Speriamo.

***

Quante volte ancora?

Quante volte raccontate
le strade gelate,
la sera vuota
di un soldato?
Con la testa china
noi
accanto a lui
sordi
alle risposte della storia
o troppo forte
la voce
degli uomini di guerra.

 *

Giochi di strategia

Le nostre finestre
non hanno tende
ma bandiere
che sigillano pensieri e gesti
in quei colori.
Siamo uomini,
ci basterebbe una bandiera
unʼunica bandiera che non si trova più.
Pazienza,
continueremo a giocare a Risiko.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

°ascoltando Litfiba- L’impossibile https://www.youtube.com/watch?v=d7m_p94hzkQ “Lettera ai potenti della Terra/padroni delle banche e della guerra (…)”


27 agosto 2017

Ah… mondo social!

 


 Sorridiamo! Siamo in un mondo social!

***

Profiles

Siamo ridotti a immaginette
di inafferrabili molecole puntiformi
mi piace, non mi piace
amici 302, 675, 1100 amici
di ogni invidiabile, sorridente vetrina
e le cose che non possiamo mostrare
le ringhiamo
dal groviglio di nervi
che guida la nostra auto.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

*ascoltando Joe Satriani – Crystal Planet https://www.youtube.com/watch?v=8KOBvSZmbO8&feature=fvst


19 marzo 2017

Lu-ne-dì

 


Lunedì, martedì… che importa? Cambia poco.

***

 

Poesia del lunedì

Il ronzio molesto di ogni lunedì
ha  pungente quella scossa
di esame da rifare.
Una infinita serie di lunedì
ci sembra, a volte,
                                questo vivere.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale editore, 2015

 


°ascoltando Boomtown Rats – I Don’t Like Mondays - https://www.youtube.com/watch?v=SaHAvEEbQOE


17 settembre 2016

La timidezza (deve per forza essere corretta?)

 



Al mondo ci sono anche le persone timide. Pare di no, dato che spesso tendono a nascondersi e non parlano/urlano molto, ma ci sono.  Pensiamo a un mondo senza timidi: tutti a parlare nello stesso momento, per esempio, … e chi starebbe più zitto ad ascoltare? Ma al mondo ci sono anche i timidi. E (secondo me) va benissimo così.

                                                                                   ***

Timidezza

Appena seppi, solamente, che esistevo
e che avrei potuto essere, continuare,
ebbi paura di ciò, della vita,
desiderai che non mi vedessero,
che non si conoscesse la mia esistenza.
Divenni magro, pallido, assente,
non volli parlare perché non potessero
riconoscere la mia voce, non volli vedere
perché non mi vedessero,
camminando, mi strinsi contro il muro
come un’ombra che scivoli via.
Mi sarei vestito
di tegole rosse, di fumo,
per restare lì, ma invisibile,
essere presente in tutto, ma lungi,
conservare la mia identità oscura,
legata al ritmo della primavera.

Pablo Neruda, tratta da Memorial de l’Isla Negra

(Qui sotto, dato che non ho ancora trovato altre poesie che parlino di timidezza, ne metto una mia – io infatti sono timida, anzi sono davveroparecchiotimida. Scusate  per l’accostamento alla poesia di un grande poeta come Neruda)

          Pioggia leggera

Mi annoia
lʼonnipresente solare persona
la persona solare non sbaglia,
non muore, non deve!
Sempre il sole non ci può essere,
ma guai alla timida pioggia
che accompagna la riservata personalità,
«Comʼè schiva!
Come? É sparita?
Pazienza,
in fondo  era troppo riservata».

Irene marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

°ascoltando Il timido ubriaco – Max Gazzè


9 settembre 2016

A quale piano stai?

 




A quale piano stai?

Saliamo scale
e anche arriviamo,
stravolti di rinuncia
puzzando troppo di errori.
Poi
ci guardiamo intorno
              e ritroviamo,
linea sghemba nello specchio,
il vuoto stesso che fuggivamo:
sbadatamente
abbiamo sceso troppi piani
sotto la nostra verità.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015.

°ascoltando Stairway to Heaven (Led Zeppelin)


31 luglio 2016

E non ho capito niente

 

 Io esattamente così. E tu?

E  “nel mezzo del cammino”
     di mia vita
            mi imbattei in me stesso
            “in una selva oscura”
E ho riso+pianto+vissuto+sono morto
    E non ho capito
                            niente

 
Lawrence Ferlinghetti, da Strade sterrate per posti sperduti, Minimum Fax,  traduzione di Damiano Abeni (ed. originale 1970, Back Roads to Far Places).

…e infatti chiedevo:

Potremmo scambiarci lʼequilibrio

Perle tra le mie mani,
mie perle di nero avvilito
scivolano come un rosario
senza fede
oggi, ma già ieri e mille anni fa:
tutte le mie età indaffarate
a camminare su queste
                        perle inadeguate
cercando di non cadere.
Sono la sola?

 
Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015.

° “There’s too much confusion…” canta Jimi Hendrix in All Along The Watchtower  https://www.youtube.com/watch?v=TLV4_xaYynY


15 luglio 2016

Ancora lacrime




Preghiera alla pioggia
              (per tutte le Vittime del terrorismo, in ogni tempo e luogo)

Sciogli le azioni buie
pioggia,
di uomini costruiti da chiodi e fuoco,
instancabile
lava le mani senza onore
di chi non può essere mai stato figlio
né mai padre,
travolgi le ferrose pedine
di vigliacche strategie
e cancella ogni scia di ruggine.

(Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, 2015, Sillabe di Sale Editore)



5 luglio 2016

Per quale idolo?

 


Per quale idolo?

Una terra
sogno
senza divinità
di cielo o di carta
per farci la guerra:
in nome di cosa
allora
alzeremo le armi?

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale, 2015

°Continuo ad ascoltare Imagine (John Lennon) https://www.youtube.com/watch?v=VOgFZfRVaww


21 giugno 2016

All’alba

 


Una delle sensazioni più belle da provare è forse quella che accompagna un nuovo inizio, qualunque esperienza stia per prendere vita. Ci sentiamo accesi da un entusiasmo giovane, non ancora rovinato da ombre di delusione. Tutto è possibile: è un giorno appena nato.

***

 

Non sempre, allʼalba

Del mattino
la sensazione bianca
o forse più chiara,
di petali che si schiudono
lentamente
in silenzio.
E tra le mani
un profumo veloce
di giorno nuovo.

 
Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale, 2015


 

°ascoltando Nina Simone – Feeling good https://www.youtube.com/watch?v=D5Y11hwjMNs

4 giugno 2016

Imperfezioni: e se smettessimo di nasconderle?

 

Vaso riparato con l’antica tecnica artistica giapponese “Kintsugi” – (foto tratta da www.lostateminor.com)


Ripropongo questa poesia e la associo ad alcune considerazioni qui sotto (che ho scritto per caffebook.it vd http://caffebook.it/societa-2/item/582-imperfezioni-e-se-smettessimo-di-nasconderle.html)

Chi sei?

Mi chiedi chi sono,
qual è la mia posizione:
io sono la crepa sul muro
il cuscino macchiato
la tazza bella, scheggiata.
Come te
sono solo imperfezione.

Irene Marchi, da Fiori, mine e alcune domande, Sillabe di Sale Editore, 2015

 

Imperfezioni: e se smettessimo di nasconderle?

Si è rotto un vaso? Prendiamo la colla e lo ripariamo, stando bene attenti a nascondere il più possibile le crepe (se non buttiamo direttamente i cocci e compriamo un vaso nuovo). La vita ci ha regalato una o più ferite (nel fisico e nei sentimenti)? Stiamo bene attenti a non farle vedere: “Come stai?” – “Benissimo!” è l’ovvia risposta nel novanta per cento dei casi. La tendenza generale è quella di nascondere: le crepe, le rotture, le suture, le debolezze, il nostro essere fallibili.
Nascondere tutto questo soprattutto agli occhi degli altri, ma molto spesso anche a noi stessi: pensiamo che una crisi sia qualcosa di negativo, sempre e comunque, ma quello che impariamo, e ciò in cui evolviamo durante e dopo un periodo di difficoltà e disorientamento, è talvolta sorprendente (del resto la parola crisi deriva dal greco krino cioè separare e, in senso lato, discernere, giudicare, valutare, quindi ha anche una sfumatura positiva, in quanto un momento di riflessione, di valutazione, di scelta, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento o una rinascita). Comunque anche le crisi sono parte della nostra storia e non andrebbero nascoste come fossero dei crimini: se ci siamo ritrovati a pezzi e ci siamo ricostruiti, non è necessario nascondere le aggiustature, anzi, forse dovremmo esaltare la storia di questa ricostruzione.

Il Giappone, proprio riguardo agli oggetti rotti o con pezzi mancanti, ha una bellissima filosofia e modalità di intervento, che potrebbe essere definita elogio dell’imperfezione.
Si tratta della tecnica del kintsugi o del kintsukuroi (dal giapponese “riparare con l’oro”) che risale al XV secolo: gli oggetti in ceramica che si sono rotti vengono riparati o ricostruiti saldando i vari pezzi con una combinazione di lacca e di colla di riso su cui viene applicata della polvere d’oro o d’argento, o anche di altri metalli, prima che la lacca si solidifichi. Questa tecnica non nasconde le incrinature, le sbeccature e i segni del tempo, ma li fa propri per esaltarli e farli apparire sotto un’altra forma addirittura più pregiata dell’originale. Infatti in questo modo gli oggetti, da rotti, si trasformano in oggetti preziosi, sia dal punto di vista economico (dato l’utilizzo di materiali pregiati), sia dal punto di vista artistico, in quanto ogni oggetto diventa irripetibile e quindi unico. Il kintsugi porta per questo in sé un messaggio altrettanto prezioso: l’imperfezione di una crepa o di una ferita può essere l’origine di una nuova preziosità estetica e interiore. Viene creata una nuova bellezza in quello che prima veniva percepito come un difetto: le crepe sono messe in evidenza e addirittura brillano, diventano la parte più importante dell’oggetto perché narrano la storia stessa di quell’oggetto. Allo stesso modo, le nostre ferite e il dolore che queste hanno comportato, non andrebbero cancellate, truccate, coperte, ma riconosciute, elaborate con pazienza e cura per dare vita a una nuova essenza che addirittura può brillare e, anzi, merita di essere messa in luce: “É il tempo che hai dedicato alla tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante” dice la volpe di Saint-Exupéry al Piccolo Principe. In fondo, nella vita è inevitabile cadere e incrinarsi, ma quasi nulla è realmente irreparabile e la riparazione può portare con sé una grande ricchezza.

Ma in quest’epoca narcisistica (e schiava di photoshop) può esserci spazio anche per qualcosa che non sia sano, nuovo e senza alcun difetto? Dovremmo trovarlo questo spazio perché a forza di mascheramenti, trucchi e ritocchi é altissimo il rischio che la nostra vera essenza diventi trasparente come la colla che usiamo per aggiustare quel vaso rotto di cui parlavo all’inizio. Forse è bene prendere spunto dal kintsugi e dal suo messaggio metaforico e cominciare a valorizzare tutta la nostra storia, compresi il dolore e le imperfezioni (di ogni tipo) che non possono essere esclusi totalmente dalle nostre vite. Anche perché, forse: “L’amore con cui si rimettono a posto i frammenti di un vaso rotto è più forte di quello che ha creato la simmetria che ne garantiva l’interezza” (Derek Walcott, nel suo discorso alla consegna del premio Nobel per la letteratura, nel 1992).