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5 aprile 2025

Poesia compagnia


 


La poesia riesce spesso a fare compagnia, se poi è un sonetto-gatto la compagnia sarà dolcissima.

***

 

Sonetto nuovo, fa' come il gatto:
saltale in grembo molto dolcemente,
così garbato che non senta niente,
tanto leggero che non senta affatto.

Non la svegliare con male di graffi
col caldo e vellutoso strofinio,
o qualche piagnistoso miagolio:
neppure col solletico dei baffi.

Sfiora soltanto con la tua presenza
la calma del suo corpo sognatore:
levale solo il sogno dell'assenza.

Appoggiati, poesia, quieta bestiola,
alla sua mente avvolta nel sopore,
levale il sogno di esser sola.


Roberto Piumini, da I silenziosi strumenti d’amore, Interlinea, 2014 (già in L’amore in forma chiusa, 1997)

° ascoltando Jimmy Smith – The Cat - https://www.youtube.com/watch?v=PaKLB71QE4k

21 dicembre 2020

“Nuda sei semplice”

 


 

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, cammini di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l’estate in una chiesa d’oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t’addentri nel sotterraneo del mondo

come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.

Pablo Neruda (Parral, Cile, 1904-1973), sonetto XXVII da Cento sonetti d’amore,
Passigli Editori, 1996, traduzione di Giuseppe Bellini

(https://www.youtube.com/watch?v=riSXJjBEVEA)
***

Desnuda eres tan simple como una de tus manos,
lisa, terrestre, mínima, redonda, transparente,
tienes líneas de luna, caminos de manzana,
desnuda eres delgada como el trigo desnudo.

Desnuda eres azul como la noche en Cuba,
tienes enredaderas y estrellas en el pelo,
desnuda eres enorme y amarilla
como el verano en una iglesia de oro.

Desnuda eres pequeña como una de tus uñas,
curva, sutil, rosada hasta que nace el día
y te metes en el subterráneo del mundo

como en un largo túnel de trajes y trabajos:
tu claridad se apaga, se viste, se deshoja
y otra vez vuelve a ser una mano desnuda.

Pablo Neruda, da Cien sonetos de amor, 1959

 

°ascoltando Bert Jansch – A Woman Like You https://www.youtube.com/watch?v=7dlCNtzApuk


22 novembre 2019

Fate l’amore!

 

 Ha ragione il poeta  qui sotto: l’amore va vissuto.
Scritto, va anche bene sì… ma non troppo! O no?

***

Sonetto

Abbiamo bisogno di quattordici versi, tredici ora,
e dopo questo appena una dozzina
per varare una barchetta sui mari colpiti dalla tempesta d’amore,
poi ne rimangono ancora solo dieci come file di fagioli.
È facile, se non vuoi fare come gli Elisabettiani
e insistere che si vedono i bonghi giambici
e mettere le rime alla fine dei sei versi,
una per ciascuna stazione della croce.
Ma resta qui mentre svoltiamo
negli ultimi sei dove tutto sarà risolto,
dove i desistere e i mal di cuore troveranno fine,
dove Laura dirà a Petrarca di deporre la penna,
di togliersi quelle strambe braghe medievali,
di soffiare sulla candela, e di venire finalmente a letto.

*

Sonnet

All we need is fourteen lines, well, thirteen now,
and after this one just a dozen
to launch a little ship on love’s storm-tossed seas,
then only ten more left like rows of beans.
How easily it goes unless you get Elizabethan
and insist the iambic bongos must be played
and rhymes positioned at the ends of lines,
one for every station of the cross.
But hang on here wile we make the turn
into the final six where all will be resolved,
where longing and heartache will find an end,
where Laura will tell Petrarch to put down his pen,
take off those crazy medieval tights,
blow out the lights, and come at last to bed.

Billy Collins (New York, 1941), traduzione di Franco Nasi

*ascoltando Elmore James – Make A Little Lovehttps://www.youtube.com/watch?v=KsfOpdp4r6Q

7 febbraio 2019

Un sonetto impegnativo

 


Ron Hicks, “Tell me more”, 2012, immagine da http://www.ronhicks.com/


Un intenso e coraggioso sonetto di Patrizia Valduga: metro classico e rigoroso, unito ad un lessico decisamente libero e disinibito. Una serie incalzante di imperativi sensuali ed erotici, anche se non necessariamente in senso solo fisico.

***

Vieni, entra e coglimi, saggiami provami…
comprimimi discioglimi tormentami…
infiammami programmami rinnovami.
Accelera… rallenta… disorientami.

Cuocimi bollimi addentami… covami.
Poi fondimi e confondimi… spaventami…
nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
Scovami… ardimi bruciami arroventami.

Stringimi e allentami, calami e aumentami.
Domami, sgominami poi sgomentami…
dissociami divorami… comprovami.

Legami annegami e infine annientami.
Addormentami e ancora entra… riprovami.
Incoronami. Eternami. Inargentami.

Patrizia Valduga, da Medicamenta e altri medicamenta, 1989

 

°ascoltando Steve Vai – Tender Surrender https://www.youtube.com/watch?v=Yw74sDWPH7U