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22 febbraio 2016

Essere e non sognare (più): questo è il problema

 




Ci si potrebbe anche chiedere a che serva avere ed alimentare dei sogni se poi la realtà ci sveglia brutalmente ogni volta. Ma io continuo a pensare che i sogni siano ossigeno. Sempre e comunque. E tu?

 

(Per fare un prato)

Per fare un prato occorrono un trifoglio e un’ape –
un trifoglio ed un’ape
e il sogno!
Il sogno può bastare
se le api sono poche.

Emily Dickinson, da Tutte le poesie (n. 1755), traduzione di Marisa Bulgheroni, Mondadori

 ***

Egli desidera il tessuto del cielo

Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri
del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera perché
cammini sopra i miei sogni.

William Butler Yeats, da Il vento tra le canne, 1899

***

Elogio dei sogni

In sogno
dipingo come Vermeer.
Parlo correntemente il greco
e non soltanto con i vivi.
Guido l’automobile,
che mi obbedisce.
Ho talento,
scrivo grandi poemi.
Odo voci
non peggio di autorevoli santi.
Sareste sbalorditi
dal mio virtuosismo al pianoforte.
Volo come si deve,
ossia da sola.
Cadendo da un tetto
so cadere dolcemente sul verde.
Non ho difficoltà
a respirare sott’acqua.
Non appena scoppia una guerra
mi giro sul fianco preferito.
Sono, ma non devo
esserlo, una figlia del secolo.
Qualche anno fa
ho visto due soli.
E l’altro ieri un pinguino.
Con la massima chiarezza.
Non mi lamento:
sono riuscita a trovare l’Atlantide.
Mi rallegro di sapermi sempre svegliare
prima di morire.

Wislawa Szymborska, da  La gioia di scrivere -Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi

***

 

L’infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi, da Canti (n.XII)

°ascoltando Aerosmith, Dream On https://www.youtube.com/watch?v=ArsBwq-nwPw


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