Renato Guttuso – Particolare da La Vucciria, 1974 (particolare di immagine tratta dal web) |
Quello che scrivo sotto non c’entra nulla con la poesia (e infatti l’ho collocato nella categoria Fuori tema), ma c’entra con le parole che (personalmente) considero davvero NON poetiche. L’aggettivo in questione è una di queste.
Cena esclusiva. E poi vacanza esclusiva, scuola esclusiva, circolo esclusivo: tutto esclusivo ovvero, letteralmente, che esclude qualcuno. Perché deve essere per pochi privilegiati (di solito dai soldi o dalle conoscenze). E allora? Tutto qui? Che gran merito ci sarà a partecipare a qualcosa solo perché ho abbastanza soldi da poterne comprare l’ingresso? In fondo, se tutti fossimo esclusivi alla fine non lo sarebbe più nessuno. E dopo che avrò frequentato asili, scuole, licei esclusivi, dopo che avrò presenziato a cene, feste, progetti esclusivi per arrivare lì, in quel posto davvero esclusivo, poi che me ne faccio di tutta questa esclusività? Quanto, di vita (tutta, non quella esclusiva) ho escluso nel frattempo? Esclusivo è un aggettivo usato (e abusato soprattutto dalla pubblicità) pensando di presentare qualcosa di meraviglioso, ma in realtà significa solo che qualcuno pensa di meritare il meglio (rispetto a cosa poi? e rispetto a chi?), e quindi tornando al punto di partenza: cena esclusiva = cena per soli tipi presuntuosi (come minimo). Personalmente preferisco una buona cena comune. E tu?
°ascoltando Paul Young – Love of the Common People https://www.youtube.com/watch?v=PggVRHqOOO4