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27 settembre 2016

Numeri

 

“Il binomio di Newton è bello come la Venere di Milo, peccato che pochi se ne accorgano” (Fernando Pessoa da  Poesias de Alvaro de Campos).


A volte diciamo  “mi sento solo un numero” o “mi sento uno zero” (non mi sono affatto nuove queste sensazioni) e spesso  giudichiamo freddo tutto quello che ha a che fare con la matematica.
Ma chi l’ha detto che nei numeri non c’è anche un po’ di poesia (anche senza scomodare l’ormai famosa equazione di Dirac, quella che dice  Se due sistemi interagiscono tra loro…)? E chissà come si potrebbe dire ti voglio bene con i numeri.

***

Nummeri

— Conterò poco, è vero:
— diceva l’Uno ar Zero —
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l’azzione come ner pensiero
rimani un coso vôto e inconcrudente.
Io, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so’ li zeri che je vanno appresso.

(1944)

Trilussa, da Tutte le poesie, Mondadori

 

Pi Greco

È degno di ammirazione il Pi greco
tre virgola uno quattro uno.
Anche tutte le sue cifre successive sono iniziali,
cinque nove due, poiché non finisce mai.
Non si lascia abbracciare sei cinque tre cinque dallo sguardo,
otto nove, dal calcolo,
sette nove dall’immaginazione,
e nemmeno tre due tre otto dallo scherzo, ossia dal paragone
quattro sei con qualsiasi cosa
due sei quattro tre al mondo.
Il serpente più lungo della terra dopo vari metri si interrompe. 
Lo stesso, anche se un po’ dopo, fanno i serpenti delle fiabe.
Il corteo di cifre che compongono il Pi greco
non si ferma sul bordo del foglio,
è capace di srotolarsi sul tavolo, nell’aria,
attraverso il muro, la foglia, il nido, le nuvole,
diritto fino al cielo, per quanto è gonfio e senza fondo il cielo,
per quanto è gonfio e smisurato il cielo.
Quanto è corta la treccia della cometa, proprio un codino!
Com’è tenue il raggio della stella, che si curva a ogni spazio!
E invece qui due tre quindici trecentodiciannove
il mio numero di telefono il tuo numero di collo
l’anno millenovecentosettantatré sesto piano
il numero degli inquilini sessantacinque centesimi
la misura dei fianchi due dita sciarada e cifra
in cui vola e canta usignolo mio
oppure si prega di mantenere la calma,
e anche la terra e il cielo passeranno,
ma non il Pi greco, oh no, niente da fare,
esso sta lì con il suo cinque ancora passabile,
un otto niente male,
un sette non ultimo,
incitando, ah, incitando l’oziosa eternità
a durare.

Wislawa  Szymborska, da La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi Edizioni

 

Lodiamo i numeri primi

Lodiamo i numeri primi
insieme ai padri che ci generarono:
la forza, la speciale gloria 
dei numeri primi
è che nulla li ha generati
non avi, non fattori,
sono gli Adamo delle generazioni 
che si moltiplicano.

Nessuno può prevedere il loro arrivo.
Tra i numeri ordinali
non fanno prenotazioni, ma
arrivano all’improvviso.
Lungo la fila dei cardinali 
si ergono come incredibili pontefici,
puri, imperscrutabili,
eletti da sé stessi.

All’inizio, dove il caos
finisce e lo zero si impone,
affollano la scena senza risparmio
come una foresta,
ma la media distanza si assottiglia,
la grande distanza che li porta
all’infinito
li rende rari come comete
che non fanno ritorno. 

O inverosimili numeri primi,
possano i cacciatori di formule
a lungo affannarsi nell’astrazione,
consumare la loro pazienza e
ridursi a scheletri:
restate anticonformisti, scomodi,
fenomeni irriducibili
a sistema, serie, schema
o spiegazione.

Helen Spalding, testo tratto da “Le Scienze”, n° 158 Ottobre 1981 (http://download.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1981_158_M.pdf)

 

°ascoltando: Angelo Branduardi – Per ogni matematico https://www.youtube.com/watch?v=8WsVV3VWTOo


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