Se due persone osservassero lo stesso identico quadro e poi scrivessero quello che hanno visto, di certo non ne risulterebbero due elenchi perfettamente uguali (a parità di capacità visiva). Perché ognuno vede quello che più è portato a vedere o, semplicemente, quello che vuole vedere. E questo succede continuamente nella vita (che non è un quadro), insomma… il solito caos. Ma va bene lo stesso, altrimenti non saremmo così dannatamente umani.
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Campo visivo
Mi piace l’espressione “campo visivo”,
con tutte le cose che ci puoi mettere dentro,
questa luce diversa che dà sul freddo, l’ombra
sulla soglia, là, verso il cipresso puntellato,
o il retro di alluminio dello stop che è una luna
sulla strada, ci puoi mettere anche un mare
con tante barchette, come nei disegni dei bambini,
negli acquerelli dei principianti; sopra c’è il sole
l’azzurro passa calmo sotto le chiglie e tutto
e dappertutto è illuminato, puoi perfino uscire, se vuoi,
con le scarpe lucide, il colletto rigido, verso il giorno
di festa e dire papà portami dove non so.
Puoi coltivarci tutto quello che ti conforta vedere,
quanto c’è di buono e quanto c’è di inoffensivo
di qua le parole, di là la radice delle cose,
finché sale la pianticina, sale, e ti stringe il respiro.
Pierluigi Cappello, da Stato di quiete – Poesie 2010-2016, Bur, 2016
*ascoltando Toquinho – Acquarello https://www.youtube.com/watch?v=_ntJJhTha0o