Street art by Tvboy (Salvatore Benintende), “Hipster Venus in Florence“, Firenze |
“Comunque” è un avverbio che sa consolare (a prima lettura, almeno): ci parla di qualcosa che era (comunque) inevitabile, ci toglie un po’ di responsabilità (solo un po’). Vabbè, a pensarci bene non consola poi così tanto, però è una parola simpatica. O no?
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Tanto ti avrei comunque incontrata forse al metrò
forse nell’androne di un palazzo forse t’avrei soltanto definitaper approssimazione e deliri
e sogni leggeri come l’andamento svagato e lento di una piumatanto t’avrei sicuramente perduta prima o poi
per colpa tua o mia
o anche del vento di settembre che asciuga grappoli e desideritanto t’avrei ripresa
prima o poi
un giorno o l’altro
con il sapore che c’è nelle cose
nel cuore che pulsa, per esempio,
e negli occhi che incontrano gli occhi t’avrei ripresa, lo giuro,in uno sbadiglio
per un battito di cigliaEmilio Piccolo (Acerra, 1951 -2012), fonte: Vico Acitillo 124 – Poetry Wave http://www.vicoacitillo.it/emilio/Fiori.html
°ascoltando Avishai Cohen – Seven Seas https://www.youtube.com/watch?v=Iu01NR-FUIw
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