Va bene così. Perché siamo persone, non siamo aziende: non dobbiamo essere sempre produttivi, competitivi, super competenti e perennemente (e talvolta anche ommioddiochepesantezza!) “cool”.
Perché a volte è lecito sentirsi un vaso rotto (ma solo se siamo noi a pensarlo di noi stessi: nessun altro ha il diritto di farci sentire un vaso rotto!)***
Va bene essere a pezzi.
Va bene portare le cicatrici dell’esperienza.
Va bene essere messi male.
Va bene essere una tazza sbeccata. È la tazza che ha una storia.
Va bene essere sentimentali e stravaganti e commuoversi fino alle lacrime per canzoni e film che non dovrebbero neanche piacerti.
Va bene che ti piaccia quello che ti piace.
Va bene che una cosa ti piaccia per il semplice fatto che ti piace, e non perché è fantastica o ingegnosa e perché piace a tutti.
Va bene lasciare che siano gli altri a trovarti. Non sei costretto a farti in quattro finché i pezzi diventano così piccoli che non si vedono nemmeno. Né devi essere sempre tu a fare il primo passo. Qualche volta puoi aspettare che siano gli altri a venire da te. Come disse la grande scrittrice Anne Lamott: “I fari non corrono da una parte all’altra dell’isola, alla ricerca di barche da salvare; restano fermi e fanno luce”.
Va bene non sfruttare al meglio ogni istante del tuo tempo.
Va bene essere come sei.
Va bene.
Matt Haig, da Parole di conforto, Edizioni e/o, 2021
♥ ascoltando Gianmaria Testa – Sei la conchiglia https://www.youtube.com/watch?v=S7y9CMU2Tag