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13 aprile 2019

Parole e silenzi (musica)


Frédéric Chopin – Op. 9 N. 2 – Nocturne 

 

Non tutto può essere detto (con facilità). Allora, talvolta, lo spazio bianco tra le parole scritte, o il silenzio tra le parole pronunciate porterà il carico di quello che non si riesce a esprimere. A volte sembrerà musica.

***

Amo il bianco tra le parole,
il loro margine ardente,
amo quando taci
e quando riprendi a parlare,
amo la parola che spunta
solitaria
sullo specchio buio del vocabolario,
e quando sborda, va alla deriva
con deciso smarrimento,
quando si oscura
e quando si spezza,
si fa ombra.
Quando veste il mondo,
quando lo rivela,
quando fa mappa,
quando fa destino.
Amo quando è imminente
e quando si schianta,
quando è straniera,
quando straniera sono io
nella sua ipotetica terra,
amo quello che resta,
dopo la parola detta,
non detta. E quando è proibita
e pronunciata lo stesso,
quando si cerca e si vela,
quando si sposa
e quando è realtà di muri
limite che incaglia al suolo,
quando scorre candida
e corre per prima a bere,
e quando preme alla gola,
spinge all’aperto,
quando è presa a prestito,
quando mi impresta al discorso
dell’altro, quando mi abbandona.
Non voglio una parola di troppo,
voglio un silenzio a dirotto,
non un commercio tra mutezza e voce,
ma una breccia,
una spaccatura che allarga luce,
una pista delle scosse.
Dammi un ascolto che precipita –
parola.
Che nasce.

Chandra Livia Candiani, da La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore, Einaudi, 2014

 

°ascoltando Frédéric Chopin – Nocturne op.9 No.2 https://www.youtube.com/watch?v=9E6b3swbnWg



4 gennaio 2016

Parole e silenzi

 


Che cosa sono e che cosa provocano le parole?  Si parla solo con le parole?
(Due poesie di José Saramago*)

 

«Le parole sono nuove… »

Le parole sono nuove: nascono quando
in aria le lanciamo in cristalli
di delicate e dure risonanze.

Siam simili agli dei, quando inventiamo
nel deserto del mondo questi segni
come ponti che abbracciano distanze.

 ***

Nel silenzio degli occhi

In che lingua si dice, in che nazione,
in quale umanità s’è mai imparato
il verbo che può dar ordine al caos
che in questo turbinio s’è formato?
Che sussurro di vento, che dorato
canto d’uccello su in alto posato
può dire, a voce, quello che, tacendo,
nel silenzio degli occhi confessiamo?

 

*José Saramago (premiato col Nobel per la letteratura nel 1998) è autore di moltissime opere che spaziano dai romanzi ai racconti, dalle cronache ai diari e ai drammi, fino alla poesia; quello poetico però, è forse l’ambito in cui Saramago è meno conosciuto. In realtà il suo vero esordio sulla scena letteraria portoghese è avvenuto proprio con la poesia: nel 1966 esce la prima delle sue raccolte Os poemas possiveis (Le poesie possibili). Del 1970 invece è la seconda e ultima raccolta Provavelmente Alegria (Probabilmente allegria).

(Le poesie  qui riportate sono tratte dal volume che comprende entrambe le raccolte: José Saramago – Poesie, Einaudi, 2002, con testo in lingua originale e introduzione e traduzione a cura di Fernanda Toriello; in particolare appartengono a  Le poesie possibili, la prima raccolta fitta di interrogativi con cui l’autore dà vita  a un’operazione di scavo della parola e a una ricerca dell’essenziale).

°Ascoltando Yodelice – Talk To Me https://www.youtube.com/watch?v=CN96ATxu-KM


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