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4 aprile 2021

Equilibri e intricatezze

 


Io credo alle intricatezze (e agli equilibri precari).
E tu, in che cosa credi?

***

Credo nel profumo del gelsomino
che sale al primo piano
e mi ricorda. Credo
nelle foglie della sòfora
che stanno per raggiungere
la mia mano alla finestra
e di notte lo so
mi fanno la guardia.
Credo nel sussulto
che ci guida
nel segreto delle azioni
e ci dispone ad arrossire
e a porre rimedio.
Credo agli alberi spogli
che scrivono se stessi in cielo,
ai versi che rallentano
fino al sonno degli uccelli.
Credo nei fili e negli equilibri
precari, nei sentimenti
all’aperto, provati dalle bufere
spezzati dal tempo
della durezza e dell’abbandono.
Credo a quando mi ascolti
raccolto intorno al futuro
come un chicco di riso
e a quando parli senza
intenzione alcuna.
Credo alle virgole ai punti
e al bianco che fa silenzio
e consegna la prossima parola.
Credo nel fermarmi ora
a braccia aperte e piccolissima
nel paesaggio della nostra intricatezza.

Chandra Livia Candiani, da La domanda della sete,  Einaudi, 2020

°ascoltando John Renbourn – Can’t keep from crying https://www.youtube.com/watch?v=A0kyzKSCukU

 


1 dicembre 2018

Equilibri precari

 

Non è sempre facile mantenere l’equilibrio: spesso il carico è davvero troppo impegnativo. A volte cade qualcosa, a volte cadiamo noi, (niente paura) è tutto normale.

***

Le braccia cariche

Ogni pacchetto che mi chino a raccogliere,
qualche altro ne perdo dalle braccia o d’in grembo,
e tutto il mucchio vacilla, bottiglie, panini,
estremi troppo difficili a reggersi in una,
eppure niente voglio lasciare indietro.
Con tutto quello che ho per reggere, mani
e mente e cuore, se occorre, farò del mio meglio
per conservare il castello in equilibrio sul petto.
Mi piego giù sulle gambe per impedirlo, ma crolla;
e poi mi siedo nel mezzo di tutta quella rovina.
Avrei voluto mollarlo lungo la strada il mio carico
e vedere se potevo aggiustarmelo meglio.

                        *

The armful

For every parcel I stoop down to seize
I lose some other stuff off my arms and knees
And the whole pile is slipping, bottle, buns-
Extremes too hard to comprehend at once,
Yet nothing I should care to leave behind.
With all I have to hold with hand and mind
and heart, if need be, I will do my best
To keep their building balanced at my breast,
I crouch down to prevent them as they fall;
Then sit down in the middle of them all.
I had to drop the armful on the road
And try to stack them in a better load.

Robert Frost (San Francisco, 1894 – Boston, 1963)

 

*ascoltando Patrizia Laquidara – L’equilibrio è un miracolo https://www.youtube.com/watch?v=Z8NX5YUdI1Q


Ipotesi di percorso

  (Perdersi tra l'argento degli ulivi mi sembra un bellissimo programma) ***   Dobbiamo cercare sepolture nel volo delle rondini i...