Io credo alle intricatezze (e agli equilibri precari).
E tu, in che cosa credi?
***
Credo nel profumo del gelsomino
che sale al primo piano
e mi ricorda. Credo
nelle foglie della sòfora
che stanno per raggiungere
la mia mano alla finestra
e di notte lo so
mi fanno la guardia.
Credo nel sussulto
che ci guida
nel segreto delle azioni
e ci dispone ad arrossire
e a porre rimedio.
Credo agli alberi spogli
che scrivono se stessi in cielo,
ai versi che rallentano
fino al sonno degli uccelli.
Credo nei fili e negli equilibri
precari, nei sentimenti
all’aperto, provati dalle bufere
spezzati dal tempo
della durezza e dell’abbandono.
Credo a quando mi ascolti
raccolto intorno al futuro
come un chicco di riso
e a quando parli senza
intenzione alcuna.
Credo alle virgole ai punti
e al bianco che fa silenzio
e consegna la prossima parola.
Credo nel fermarmi ora
a braccia aperte e piccolissima
nel paesaggio della nostra intricatezza.Chandra Livia Candiani, da La domanda della sete, Einaudi, 2020
°ascoltando John Renbourn – Can’t keep from crying https://www.youtube.com/watch?v=A0kyzKSCukU