Siamo sulla scena, sperando di interpretare davvero la parte che è stata pensata per noi.
(E il suggeritore è sempre in sciopero).
***
Una vita all’istante
Una vita all’istante.
Spettacolo senza prove.
Corpo senza modifiche.
Testa senza riflessione.Non conosco la parte che recito.
So solo che è la mia, non mutabile.Il soggetto della pièce
va indovinato direttamente in scena.Mal preparata all’onore di vivere,
reggo a fatica il ritmo imposto dell’azione.
Improvviso, benché detesti improvvisare.
Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
Il mio modo di fare sa di provinciale.
I miei istinti hanno del dilettante.
L’agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
Sento come crudeli le attenuanti.Parole e impulsi non revocabili,
stelle non calcolate,
il carattere come un capotto abbandonato in corsa –
ecco gli esiti penosi di tale fulmineità.Poter provare prima, almeno un mercoledì,
o replicare ancora una volta, almeno un giovedì!
Ma qui già sopraggiunge il venerdì
con un copione che non conosco.
Mi chiedo se sia giusto
(con voce rauca,
perché neanche l’ho potuta schiarire tra le quinte).Illusorio pensare che sia solo un esame superficiale,
fatto in un locale provvisorio. No.Sto sulla scena e vedo quant’è solida.
Mi colpisce la precisione di ogni attrezzo.
Il girevole è già in funzione da tempo.
Anche le nebulose più lontane sono state accese.
Oh, non ho dubbi che questa sia la prima.
E qualunque cosa io faccia,
si muterà per sempre in ciò che ho fatto.Wislawa Szymborska, da Grande Numero, in La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945-2009), traduzione di Pietro Marchesani
*ascoltando Francesco De Gregori – La valigia dell’attore
https://www.youtube.com/watch?v=IEXo97_q3BA
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