Infiniti mondi

 

 

Che cosa mi ha colpito del soggetto della foto (tanto da fargli una foto, appunto, seppur sgranata  e poco nitida per via della distanza)? Quel filo di lucine e il cielo riflesso nel vetro. Quante storie si possono inventare con un filo di lucine e delle nuvole riflesse? Infinite storie, infiniti mondi...

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Non esistono al mondo uomini non interessanti.
I loro destini sono come le storie dei pianeti.

Ognuno ha la sua particolarità
e non ha un pianeta che gli sia simile.

E se uno viveva inosservato
e amava questa sua insignificanza,

proprio per la sua insignificanza
egli era interessante tra gli uomini.

Ognuno ha il suo segreto mondo personale.
In quel mondo c’è l’attimo felice.

C’è in quel mondo l’ora più terribile,
ma tutto ci resta sconosciuto.

Quando un uomo muore,
muore con lui la sua prima neve,

e il primo bacio e la prima battaglia…
Tutto questo egli porta con sé.

Rimangono certo i libri, i ponti,
le macchine, le tele dei pittori.

Certo, molto è destinato a restare,
eppur sempre qualcosa se ne va.

È la legge d’un gioco spietato.
Non sono uomini che muoiono, ma mondi.

Ricordiamo gli uomini, terrestri e peccatori,
ma che sapevamo in fondo di loro?

Che sappiamo dei fratelli nostri, degli amici?
Di colei che sola ci appartiene?

E del nostro stesso padre
tutto sapendo non sappiamo nulla.

Gli uomini se ne vanno… e non tornano più.
Non risorgono i loro mondi segreti.

E ogni volta vorrei gridare ancora
contro questo irrevocabile destino.

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko, da Poesie, Newton Compton, 1972, traduzione di Sandra Grotoff

 

°ascoltando Jim Croce - The Hard Way Every Time - https://www.youtube.com/watch?v=sKDj7zL8NH0

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