Conviene semplificare, fare chiaro nelle stanze che ci ospitano per il breve tempo che si chiama vita e nei pensieri che ospitiamo in questo stesso tempo. Anche se semplificare è un verbo che un po’ ci inganna: rendere più semplice non ha nulla di semplice, come ci spiega bene Bruno Munari: “Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. […] Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più della scultura che vuole fare. […] Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità. Questo processo porta fuori dal tempo e dalle mode, il teorema di Pitagora ha una data di nascita, ma per la sua essenzialità è fuori dal tempo. Potrebbe essere complicato aggiungendogli fronzoli non essenziali secondo la moda del momento, ma questo non ha alcun senso secondo i principi della comunicazione visiva relativa al fenomeno.
Eppure la gente quando si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente questo lo so fare anch’io, intendendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano quasi ovvie.
[…] La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte.” (tratto da Verbale scritto).
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La vita semplice
Chiamare il pane pane e che appaia
sulla tovaglia il pane quotidiano;
dargli al sudore il suo e dargli al sonno
al breve paradiso e all’inferno
e al corpo e al minuto quello che chiedono;
ridere come il mare ride, il vento ride,
senza che la risata suoni a vetri rotti;
bere e nell’ubriachezza afferrare la vita
ballare il ballo senza perdere il passo;
toccare la mano di uno sconosciuto.Octavio Paz (Messico, 1914-1998)
Testo originale:
La vida sencilla
Llamar al pan el pan y que aparezca
sobre el mantel el pan de cada día;
darle al sudor lo suyo y darle al sueño
y al breve paraíso y al infierno
y al cuerpo y al minuto lo que piden;
reír como el mar ríe, el viento ríe,
sin que la risa suene a vidrios rotos;
beber y en la embriaguez asir la vida;
bailar el baile sin perder el paso;
tocar la mano de un desconocido* ascoltando Le semplici cose – Vinicio Capossela
https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=X_azwK091WA
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