Prendi un foglio.
Scrivici il tuo nome, il tuo cognome.
E poi scrivi quello vorresti fare davvero, oggi, con il tuo nome e cognome. Dove andresti?
Forse a vedere il mare, oggi che è metà novembre e il mare non se l’aspetta, di vederti.
O forse vorresti dormire tutto il giorno. E aspettare che passi domani e poi ancora domani.
Che parole vorresti dire, veramente, con il tuo nome e cognome? Continueresti a dire – tutto bene, grazie – o lanceresti un urlo? (Uno soltanto. E poi riprenderesti la faccia di un* che ha il tuo nome e cognome).
Prendi un foglio.
Scrivici il tuo nome, il tuo cognome…
***
Oggi. Scrivere il nome
Comincia con lo scrivere il tuo nome,
perché ne resti traccia, qualche segno di grafite
risonante nel bianco. Con poche lettere
sigla decenni di storia, il silenzio
della pagina pronto a spalancarsi,
ad accogliere e disperdere.
Spicca nel bianco e non è più bianco
ma voce la matita che attraversa il foglio,
e goccia a goccia qualcosa cede e ti si allarga dentro:
Pierluigi, e dopo Cappello, in un sussurro un nome;
e dentro un nome, l’uomo che non concede a sé
i suoi stessi lineamenti, protetti da un’ottusità misericordiosa.
Leggero, come la cenere. Fresco, come l’aria fra le dita.
Scomparso, come una nuvola.Pierluigi Cappello, da Stato di quiete – Poesie 2010-2016
*ascoltando Jim Croce – I Got a Name https://www.youtube.com/watch?v=YcqauC49Xmc
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