18 gennaio 2018

Riprendere fiato

 

Riposare un po’ prima di riprendere la strada (troppo spesso in salita): questo il bisogno espresso nelle due poesie trascritte qui  sotto.  E quasi si possono toccare,  in ogni verso,  tutta la fatica già vissuta  e  il bisogno di una leggerezza forse mai provata.

***

XIII
Su questo poggio d’erbe
leggere di gennaio
e lunghe quanto il raggio
che si spegne in loro

poter riposare, riposare…
tra il dire e il pensare, seduto
sul nulla, riprendere fiato
levare scheggia dopo scheggia

il male dei passi portati
e da portare ogni giorno.
E dopo ripartire

con per sentiero l’anima
che è vivaio di versi
amaro amaro amaro.

 

Intal rivâl di jerbis
lizeris di Zenâr
e lungjis tant che il rai
che si distude in lôr

podê polsâ, polsâ…
tra dî e pensâ, sentât
sul nuie tirâ il flât
gjavâ scae sore scae

il mâl dai pas puartâts
e di puartâ ogni dì.
E po tornâ a partî

cu l’anime par troi
ch’al è vivâr di viers
amâr amâr amâr.

*

XV
Come vorrei rimanere,
Donzel, meno che il piú
dimenticato degli uomini
spettinato e selvatico
 
fratello del prato posato
sulla luce verde
del prato, come vorrei
la carità del vento
 
a carezzarmi mani
e fronte e con gli occhi
succhiare lassú la polpa

profonda del cielo, e dentro
sentirmi attraversare la rabbia
pacificata del mare.

 

Ce ch’o vorès restâ
Donzel, mancul che il plui
dismenteât dai oms
dispetenât salvadi

fradi dal prât poiât
su la verde lusere
dal prât, ce ch’o vorès
la caretât dal vint

a cjarinâmi mans
e çarneli, e cui vôi
çupâ lassù la polpe

fonde dal cîl, e dentri
sintî passâ la rabie
cuietade dal mâr.

Pierluigi Cappello, da Il me Donzel, in Azzurro elementare, Bur, 2013

°ascoltando  King Crimson – Moonchild
https://www.youtube.com/watch?v=1EVGR6rSu0c


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