XIII
Su questo poggio d’erbe
leggere di gennaio
e lunghe quanto il raggio
che si spegne in loro
poter riposare, riposare…
tra il dire e il pensare, seduto
sul nulla, riprendere fiato
levare scheggia dopo scheggia
il male dei passi portati
e da portare ogni giorno.
E dopo ripartire
con per sentiero l’anima
che è vivaio di versi
amaro amaro amaro.
Intal rivâl di jerbis
lizeris di Zenâr
e lungjis tant che il rai
che si distude in lôr
podê polsâ, polsâ…
tra dî e pensâ, sentât
sul nuie tirâ il flât
gjavâ scae sore scae
il mâl dai pas puartâts
e di puartâ ogni dì.
E po tornâ a partî
cu l’anime par troi
ch’al è vivâr di viers
amâr amâr amâr.
*
XV
Come vorrei rimanere,
Donzel, meno che il piú
dimenticato degli uomini
spettinato e selvatico
fratello del prato posato
sulla luce verde
del prato, come vorrei
la carità del vento
a carezzarmi mani
e fronte e con gli occhi
succhiare lassú la polpa
profonda del cielo, e dentro
sentirmi attraversare la rabbia
pacificata del mare.