16 giugno 2025

Inadeguati

 

In questo tempo in cui quasi ogni giorno si accende un nuovo conflitto (o la minaccia di questo), avverto sempre di più un senso di inadeguatezza e inutilità: che cosa fare, veramente, per non contribuire al disastro? che cosa fare per invertire la rotta? che cosa fare per non desiderare di volare via alla prima fermata?

*** 

 

Cosa significa essere poeta in tempo di guerra?

 

Significa chiedere scusa,

chiedere continuamente scusa, agli alberi bruciati,

agli uccelli senza nidi, alle case schiacciate,

alle lunghe crepe sul fianco delle strade,

ai bambini pallidi, prima e dopo la morte

e al volto di ogni madre triste,

o uccisa!

 

Cosa significa essere al sicuro in tempo di guerra? Significa vergognarsi,

del tuo sorriso,

del tuo calore,

dei tuoi vestiti puliti, delle tue ore di noia,

del tuo sbadiglio,

della tua tazza di caffè,

del tuo sonno tranquillo,

dei tuoi cari ancora vivi, della tua sazietà,

dell’acqua disponibile, dell’acqua pulita,

della possibilità di fare una doccia,

e del caso che ti ha lasciato ancora in vita!

 

Mio Dio,

non voglio essere poeta in tempo di guerra

 

Hend Joudah (Gaza, 1983), Il loro grido è la mia voce – Poesie da Gaza, Fazi, 2025

 

°ascoltando Nils Frahm - Wesen https://www.youtube.com/watch?v=s7i78riD1II&list=PL7CI4sz5M6uMrDlTZ7QDx7oFi_QPFDLGk


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