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30 dicembre 2021

Quei vecchi segni



Un motivo per cui non amo molto prestare i libri che mi sono piaciuti (anche perché, si sa, i libri prestati raramente ritornano indietro) è che, sempre, mentre leggo un libro (che ho comprato o che mi hanno regalato), sottolineo, annoto, disegno… insomma, lascio qualche segno sulle pagine. Quando poi vado a rileggerli  “rivivo” anche quei vecchi segni  e quindi quei libri diventano per me doppiamente emozionanti.  Altri invece preferiscono non segnare i libri, mai e in nessun modo.

E tu, ami scrivere oppure no sulle pagine dei tuoi libri?

***

Note a margine

A volte ritorniamo sulle pagine
dove una volta siamo stati felici.
È facile come lasciare che corrano
all’indietro tra le dita,
tornare ai segni che abbiamo lasciato,
a quelle brevi note con cui
volevamo indicare a un altro lettore
che proprio lì doveva fermarsi.
Basta cercarle per vedere
che non sono più le stesse:
qualcosa è cambiato in questo breve
intervallo in cui ce ne siamo andati.
Tornare è un altro modo di misurare
la grandezza incerta della ferita.

***

Notas marginales

A veces volvemos a las páginas
donde una vez fuimos felices.
Es tan fácil como dejar que corran
hacia atrás entre los dedos,
volver a las marcas que dejamos,
a esas breves notas con las que
quisimos indicar a otro lector
que allí debiera detenerse.
Basta con buscarlas para ver
que ya no son las mismas:
algo ha cambiado en este corto
intervalo en que nos fuimos.
Volver es otra forma de medir
la magnitud incierta de la herida.

Alfonso Brezmes, da Dono di Lingue, in Quando non ci sono, traduzione di Mirta Amanda Barbonetti, Einaudi Editore, 2021


21 novembre 2021

Parole lisce o gassate?

 


Immagino le parole  (che le persone si scambiano) come un bicchiere d’acqua:  apparentemente è solo acqua, ma a volte è acqua gassata e, agitandola un po’, si vedono le bollicine. Così le parole: sembra che esprimano solo un significato liscio e letterale, ma, muovendole un po’ con il pensiero, a volte si scoprono le bolle di un sottotesto. E queste saranno molto più forti delle parole stesse.

Capita anche di bere dell’acqua decisamente troppo gassata.

***

Sono un’esperta di sottotesti. Ho studiato alla scuola della crudeltà. E in città. In mezzo alle buone maniere. Ai discorsi intelligenti. Alle adulazioni e ai sottili razzismi. Mi sono sentita indifesa e sguarnita, finché non ho imparato l’indelebile arte della decifrazione. Gli animali ti assalgono, ti azzannano, ti pungono, ti graffiano, ti minacciano. Di recente, in una via cittadina, ho visto un cane legato con il guinzaglio a un palo, era umiliato e furente. Mi sono avvicinata, gli ho parlato un momento, poi ho fatto per allungare discretamente una mano verso di lui. Mi ha mostrato i denti e ha rinviato. L’ho salutato e me ne sono andata pensando: “Che gentile! Mi ha subito avvertito, stai in là, sono furibondo”.

Chandra Livia Candiani, da Questo immenso non sapere, Einaudi, 2021

°ascoltando David Crosby – Song with No Words (Tree with No Leaves) https://www.youtube.com/watch?v=tNwFItmfAao

 

13 settembre 2018

Le ferite le riconosci

 


Nello spazio di una poesia si incontrano almeno due persone:
chi ha scritto e chi si riconosce in quelle parole

***

Meglio non dire nulla

Meglio non dire nulla.
Sarebbe inutile. È già passato.
Fu una scintilla, un istante. Accadde.
Io accaddi in quell’istante.
Forse anche Lei lo fece.
Succede con le poesie:
finiscon per condensarsi le forme
nei nostri occhi come il vapore
su di un vetro gelato;
le forme, e le ferite.
Chi costruisce il testo
ne sceglie il tono, lo scenario,
dispone prospettive, inventa personaggi,
propone i loro incontri, e gli detta gli impulsi,
ma la ferita no, la ferita va innanzi,
non inventiamo la ferita, andiamo
da lei e la riconosciamo.

Hantal Maillard (1951, Bruxelles), da Matar a Platón, 2004, traduzione di Gloria Bazzocchi

°ascoltando Neil Young – Words (Between the Lines of Age) https://www.youtube.com/watch?v=Ud9tWLvR6xg


8 dicembre 2015

Amore: spine e solchi nel cuore? (Seconda parte)

 


 


Ancora per il tema ‘amore che (anche) ferisce’ cito questa volta il poeta Jaques Prévert  (1900-1977).  L’amore è uno dei temi fondamentali di questo autore; in particolare egli considerava  l’amore (quello vero, libero, che non conosce mezze misure) come una potente forza rigeneratrice e vitale. Per Prévert l’amore è la scoperta che sconvolge l’esistenza e può liberare da un mondo di meschinità e volgarità. Così scrive in Questo amore: «Questo amore/ Così violento/ Così fragile/ Così tenero/ così disperato/ Questo amore/ Bello come il giorno/ Cattivo come il tempo/ Quando il tempo é cattivo/ Questo amore così vero/ […] Oh sì gli grido/ […]Non avevamo che te sulla terra/ Dacci un segno di vita/ […] Sorgi improvviso/ Tendici la mano/ Portaci in salvo»: amore che, nonostante i suoi aspetti contradditori, è visto come salvezza.

Nelle due poesie che cito qui, però, l’amore, per quanto bello, è visto soprattutto come fonte di sofferenza: quella di un cuore ferito, appunto (ma in Immenso e rosso, sopravvive ancora una speranza).

Il tenero e rischioso volto dell’amore

Il tenero e rischioso
volto dell’amore
m’è apparso la sera
di un giorno troppo lungo
Forse era un arciere
con l’arco
o forse un musicista
con l’arpa
Io non so più
Io non so nulla
Tutto quel che so
è che m’ha ferita
forse con una freccia
forse con un canto
Tutto quel che so
è che m’ha ferita
e ferita al cuore
e per la vita
Scottante oh scottante
ferita dell’amore.

Immenso e rosso

Immenso e rosso
Sopra il grand Palais
Il sole d’inverno viene
E se ne va
Come lui il mio cuore sparirà
E tutto il mio sangue se ne andrà
Se ne andrà in cerca di te
Amore mio
Bellezza mia
E ti ritroverà
In qualunque posto tu stia.

Tratte da Poesie d’amore e libertà, Ugo Guanda Editore, Parma

 

*ascoltando Al Green – How Can You Mend A Broken Heart https://www.youtube.com/watch?v=UgAFcvIw8J4


30 novembre 2015

Amore: spine e solchi nel cuore?



Due poesie. Due poetesse lontanissime nel tempo e nelle esperienze, Emily Dickinson (Amherst, Massachusets 1830-1886) e Maria Luisa  Spaziani (Torino 1922-2014), dipingono con le parole una prerogativa dell’amore (quando è vissuto intensamente): la capacità di lasciare segni dolorosi. Sei d’accordo?

 

Si tende tutto l’essere in un urlo

Si tende tutto l’essere in un urlo
di desiderio. Voglio la parola
lancinante, assoluta, che cancelli
scialbature di sempre.

Quella freccia che infilza dritta il cuore
mentre sorride l’Angelo, tremenda
voglio quella parola (la pronuncia
l’Angelo, ma oltre una vetrata) –

l’ha sentita Teresa? Ogni parola
al di qua della freccia è un’eresia.
È assoluta la rosa se si fonde
alla tua pelle – e le spine sul cuore.

Maria Luisa Spaziani da La traversata dell’oasi, poesie d’amore 1998-2001, Mondadori.

 ***

Che sia l’amore tutto ciò che esiste

Che sia l’amore tutto ciò che esiste
È ciò che noi sappiamo dell’amore;

E può bastare che il suo peso sia
Uguale al solco che lascia nel cuore.

Emily Dickinson, n.1765 da Tutte le poesie, Mondadori, traduzione di Marisa Bulgheroni.

° ascoltando Cat Stevens –  The First Cut is the Deepest.


Ipotesi di percorso

  (Perdersi tra l'argento degli ulivi mi sembra un bellissimo programma) ***   Dobbiamo cercare sepolture nel volo delle rondini i...