Di recente sono stata all’ufficio
postale per spedire un pacco: l’oggetto da spedire era di vetro quindi
ho cercato di imballare al meglio, ma sulla scatola ho comunque scritto
il classico FRAGILE. Appena l’impiegata ha visto la scritta sulla scatola mi ha detto con decisa enfasi che no, FRAGILE non esiste proprio! Il
pacco deve essere imballato e protetto e che la parola FRAGILE non
serve a nulla perché in ogni caso il pacco verrà trattato come tutti gli
altri!
Certamente, ho risposto, il
pacco è bene imballato, ma sa…. ho scritto FRAGILE pensando che magari potesse essere maneggiato con
maggiore cura…
Adesso è in viaggio (e speriamo
bene), ma la reazione dell’impiegata mi ha fatto pensare che in fondo
anche noi siamo un po’ come i pacchi da spedire: dobbiamo essere
sempre “forti”, perché così ci viene insegnato, imposto, inculcato,
guai ad essere fragili e peggio ancora se ci mostriamo tali, se
ammettiamo di esserlo. La fragilità non è ammessa: una volta di più mi
sono resa conto che la parola FRAGILE è inaccettabile, anche se scritta
sui pacchi da spedire.
(Qual è il tuo grado di – umana – fragilità? A te stess* puoi dirlo.)
fragili tutti
come fossimo di vetro tutti
guardiamoci negli occhi, ma piano
pianissimo e senza scure finzioni
foglie nei capelli e piedi nudi,
ché tutto il resto sono battaglie
sciocche, camuffate da relazioni
Irene Marchi, da Mancano le indicazioni, Officine Editoriali, 2023
°ascoltando Sting – Fragile – https://www.youtube.com/watch?v=lB6a-iD6ZOY