Anche se la poesia non si mangia, appunto (e di sicuro non dà da mangiare), io preferisco non restare mai senza poesia (e guai se sparissero i poeti, quelli di ieri, di oggi e di domani, quelli vicini e quelli lontani, quelli che vanno in tram e quelli che camminano sui trampoli, quelli che vanno in bici e quelli che... e quelli che invece...).
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Siamo di troppo
È così pieno il mondo. Terribilmente pieno.
Di montagne, di piante, di caserme e officine.
Di case con vicini e di bianchi ospedali.(Ogni tanto vi è un fiore. Non reciderlo, amico.
Qualche volta dei fiumi come vene smarrite).Quanti treni, aerei, carceri, torpediniere,
motori e banche e cinema e osterie.
Sale operatorie.Tante graziose stelle e insegne luminose.
(Cognac Barbier, Calzature Eureka e altre ancora).(E poi anche automobili veloci e più belle
di arcangeli d’acciaio con le ali piegate).Donne esultanti. (Rouge aux lèvres. Sigarette).
E bimbi che singhiozzano dietro le pareti,
la madre accanto dorme con una pietra al collo.
E bebè custoditi in lettini cromati,
ben pasciuti fra trine e latte condensato.
Dolciastre zitellone col loro cagnolino.Ragazze dallo sguardo divinamente ottuso.
E biondi adolescenti cui strani desideri
fanno rizzare il pelo.Il mondo, soprattutto, di uomini è pieno.
Quante mani superflue, camicie rappezzate,
scarpe sdrucite che lambiscono gli asfalti.
Quanti occhi e quante bocche appostate voraci.
Quanti cervelli bianchi e pensieri come pesci
rotanti fra benefici cachet di aspirina.
Per non parlar dei dotti. Quegli strazianti dotti
che vegliano giocando con oscure parole:
Ciclotrone, supersonico, cibernetica e altre.È così pieno il mondo, ch’io, vi assicuro, amici,
non saprei dove mettermi.
Non so se avrò mai posto.
Son di troppo i poeti.Ángela Figuera Aymerich (Bilbao, Spagna 1902 – Madrid 1984), da Obras completas, 1986, traduzione di Pablo Luis Ávila e Giancarlo Depretis
*ascoltando Michael Schenker – I Am Grateful – https://www.youtube.com/watch?v=kUkQva0ggbI